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Home » Formazione Formatori

Formazione Formatori

Formazione Formatori per Assistenti Sociali (Part 3)

By Andrea Carfi | Founder & President Posted on 08/03/2016

assistente-sociale-formatore-roma

Avevo già scritto in un paio di occasioni, sul blog, a proposito della Formazione Formatori per Assistenti Sociali, approfondendone la nascita, le caratteristiche, la progettazione, l’erogazione e il project design con le simulazioni di docenza: è stato ovviamente un grande piacere per me avere l’opportunità di contribuire, con la scrittura di una delle due prefazioni presenti all’interno, al libro, appena uscito, del Dott. Furio Panizzi “L’Ottavo Passo: Guida pratica per assistenti sociali aspiranti formatori“.

 

Potete trovare la prefazione che ho scritto per il libro del Dott. Panizzi sulla Formazione Formatori per Assistenti Sociali di seguito:

“Una decina di anni fa: penso al mio primo corso di formazione e mi tornano in mente tutte le emozioni, le paure, l’eccitazione, l’adrenalina, il tempo speso a progettarlo e a preparare le lezioni (spesso parlando anche al muro, visto che all’epoca non trovai nessuna vittima pronta ad ascoltarmi). Fu… Non riesco a trovare le parole, tanto intense sono le sensazioni che ancora provo ripensandoci. Quando entrai in aula per la prima volta ero teso, emozionatissimo, ma sapevo perfettamente, profondamente che quello era il mio posto e che ci sarei rimasto per tutta la vita, in un modo o nell’altro.

Una decina di anni dopo: molte cose sono cambiate, io stesso sono cambiato come è naturale e giusto che sia, ma la passione, la voglia di stare proprio lì, a dare tutto me stesso per trasferire determinate competenze ai miei discenti nel migliore dei modi è persino aumentata, se possibile. Certamente è aumentata la consapevolezza che la Formazione può e deve diventare un’esperienza di vita estremamente importante per i discenti esattamente come lo è stata per me, quando, dopo la laurea in Sociologia, mi specializzai in Formazione e HR Management: fu proprio durante quel master di specializzazione che capii realmente quello che avrei voluto fare nella vita, perché riuscì a spingermi a guardarmi dentro e a osservare una parte importante di me stesso che avevo lasciato da parte perché non sapevo come sfruttare e che invece avrei dovuto sviluppare.

La Formazione deve essere cambiamento, deve essere un momento memorabile nella vita (professionale e non) di una persona, deve spingere ad agire, deve smuovere qualcosa di importante dentro i partecipanti, deve arricchire, deve motivare, deve stimolare, deve appassionare, deve emozionare e perché possa essere tutto questo (e molto altro), i primi ad appassionarsi e a emozionarsi dovrete essere proprio voi ed è esattamente questo che, più di ogni altra cosa, vi auguro: non perdete mai la passione per il vostro lavoro e non smettete mai di emozionarvi mentre siete in aula. Per concludere vi consiglio di fare un test con voi stessi, ogni volta, prima di entrare in aula, chiedendovi sempre: sono abbastanza emozionata/o? Se la risposta è, in qualche modo, positiva, potete fare un sospiro di sollievo, perché, statene certi, è attraverso quell’emozione positiva che riuscirete a dare il massimo di voi stessi ai vostri discenti con tutto il vostro entusiasmo e passione, che è la cosa più importante che un Formatore deve mostrare di se stesso durante un intervento formativo. Sempre.“

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Formazione Formatori: il Role Playing

By Andrea Carfi | Founder & President Posted on 06/12/2014

 

andrea carfiImpossibile, per quanto mi riguarda, pensare a un intervento formativo che non abbia la necessaria e funzionale alternanza teoria/pratica: per il sottoscritto la formazione senza una parte pratica non è formazione, è semplice informazione.

Il Role Playing è una delle tecniche più efficaci attraverso cui si permette ai discenti di interpretare dei ruoli lavorativi oggetto dell’intervento formativo che si sta erogando oppure dei ruoli non legati a una competenza tecnico-professionale in particolare, ma che è necessario interpretare per mettere in pratica competenze trasversali (soft skills: ad esempio comunicazione, gestione dello stress, problem solving, teamwork, capacità di lavorare in autonomia, mediazione, negoziazione, gestione del tempo, leadership, flessibilità ecc.) importanti per quel profilo professionale e precedentemente trasmesse ai discenti attraverso tecniche di lezione frontale teorica.
I Role Playing (e le esercitazioni pratiche in genere) sono strumenti che un formatore quindi deve usare in aula.

Il Role Playing, detto anche simulazione, è una tecnica di allenamento formativo utilizzata per lo sviluppo delle abilità che sostengono l’interpretazione efficace di un ruolo professionale: to play in inglese significa sia giocare sia rappresentare in senso teatrale, tanto che alcuni partecipanti hanno ribattezzato “scenette” questi importanti momenti didattici il cui obiettivo è quello di ricreare in “palestra” una situazione professionale di comunicazione o di gestione in modo “verosimile”, ossia quanto più possibile vicino alla realtà.

 

Il valore di questa tecnica di allenamento consiste nell’assicurare la necessaria preparazione atletica e psicologica fondata su due presupposti essenziali per lo sviluppo della professionalità:

 

1 – l’aumento della consapevolezza di sé, del proprio modo di essere e di reagire

 

2 – sfruttare l’opportunità data dai feedback provenienti dal formatore e dai colleghi in aula sulla performance in diretta del collega. Il feedback è la valutazione strutturata della performance che il formatore comunica al partecipante alla conclusione dell’interpretazione del ruolo professionale

 

Tre fattori sono importanti per il role playing quindi:

 

 

      –     il role playing deve essere funzionale agli obiettivi dell’intervento formativo

 

–          il feedback dato al partecipante deve essere pensato e comunicato come momento fondamentale della didattica e finalizzato al miglioramento/rafforzamento delle capacità e competenze dell’individuo

 

–          la motivazione del partecipante è importante per sistematizzare l’esperienza vissuta in una prospettiva di miglioramento delle sue performance professionali

 

L’impostazione del Role Playing in Formazione

Per impostare un buon role playing è necessario seguire alcuni punti:

 

 Briefing:

–          prima di cominciare è necessario far capire cosa si sta facendo e perché ai partecipanti e qual è il valore didattico: il formatore deve avere il consenso necessario dell’aula affinchè il role playing si svolga con motivazione e impegno e quindi potersi allenare al ruolo professionale

 

–          inserire i partecipanti in situazioni lavorative da riprodurre, l’indicazione che va data è di calarsi nella parte esattamente come se si fosse nel luogo di lavoro

Svolgimento:

–          la durata di un role playing varia a seconda della situazione da interpretare: se per un colloquio di selezione possono bastare 10/15 minuti, per una simulazione di docenza il tempo necessario indubbiamente dovrà aumentare.

 

–          Il formatore darà il via; nel momento in cui il role playing dovesse continuare oltre il tempo necessario, il formatore darà lo stop.

Debriefing:

–          Concluso il role playing ci sarà l’altrettanto importante momento del feedback; è necessario il riscontro immediatamente dopo la performance. Il feedback si concentrerà soprattutto su aspetti comunicativi, di gestione, metodologici

 

–          Il feedback si dividerà in tre fondamentali fasi:

1 – autovalutazione del partecipante rispetto al role playing appena svolto (il docente formatore stimolerà il discente protagonista della “scenetta” appena interpretata attraverso domande come: “come è andata?”, “come ti sei sentito in questo ruolo?”, “c’è qualcosa che hai osservato e che vuoi condividere con noi?”)

2 – valutazione e osservazioni dei colleghi presenti in aula (che il docente formatore dovrà stimolare attraverso domande come: “che ne pensate?”, “qualcuno vuole dire qualcosa rispetto all’esercitazione appena svolta?”, “c’è qualcosa che avete osservato e che volete condividere attraverso una riflessione?”)

3 – il formatore darà quindi il suo feedback sottolineando prima di tutto i punti forti della performance del discente con frasi come: “molto bravo in questo”, “mantieni quest’altro”, “mi è piaciuto molto quest’altro ancora”, dopodichè il docente farà riflettere il discente sui punti da migliorare (senza mai quindi usare una terminologia che faccia riferimento a “punti deboli” o a “ciò che è andato male” ma anzi usando frasi del tipo: “lavora su questo punto”, “puoi migliorare su quest’altro”, “fai attenzione a quello”). Il formatore dovrà ovviamente spiegare molto bene al discente (e a tutto il resto dell’aula) perchè sta sottolineando i vari punti (sia quelli forti, sia quelli da migliorare) e argomentare con ulteriori spiegazioni e ripetizioni.

 

Video “Formazione Formatori”

Altri post del blog di “Andrea Carfi Consultancy – Training and Media” sulla Formazione Formatori:

– Formazione Formatori per Assistenti Sociali (Part 1)

– Formazione Formatori per Assistenti Sociali (Part 2)

– Il “Domandologo”

– Il “Logorroico” 

– L’ “Esperto Saccente

– Sperimentazione in Formazione

 

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Formazione Formatori per Assistenti Sociali (Part 2)

By Andrea Carfi | Founder & President Posted on 15/11/2014

 

andrea carfi

C’è sempre, durante l’intervento di Formazione Formatori per Assistenti Sociali, un momento in cui, io e il mio collega Dott. Furio Panizzi, interpretiamo il ruolo dei discenti “problematici” (domandologo / logorroico / saccente) per mettere in difficoltà (beh, mica lo facciamo per sadismo eh :D) i partecipanti che devono affrontare, magari per la prima volta, un pubblico: i discenti che partecipano al nostro corso di Formazione Formatori per Assistenti Sociali, dopo aver progettato il loro intervento con la nostra assistenza, devono anche erogarlo. Io li “minaccio” subito, in apertura del corso:“guardate che oramai non potete più tirarvi indietro, il corso è estremamente pratico, perché il nostro obiettivo è quello di addestrarvi a progettare ed erogare interventi formativi di ottimo livello in maniera autonoma; quindi in queste giornate di corso preparatevi a mettervi in gioco e a sfruttare al massimo la possibilità che avrete di fare pratica in un contesto protetto” 

Formazione Formatori per Assistenti Sociali: Project Design

Project Design – ovvero la prima, fondamentale esercitazione del corso Formazione Formatori per Assistenti Sociali. Dopo aver ideato la tematica del progetto che  erogheranno, i discenti la devono mettere nero su bianco: dopo quindi avergli mostrato un progetto come esempio sulla lavagna, in modo tale da fargli capire concretamente cosa significa “Macroprogettazione” (ovvero il progetto in linee generali, in macroaree) e “Microprogettazione” (ovvero il progetto nei suoi minimi dettagli, entrando nel particolare, in microaree quindi), i discenti devono impostare il progetto da loro precedentemente ideato attraverso la metodologia e secondo le indicazioni tecniche che abbiamo fornito. A turno poi, io e il mio collega, analizziamo ogni progetto con estrema cura, studiandone la potenziale vendibilità sul mercato, discutendone con loro, inserendo cambiamenti dove è necessario e rendendoci quindi conto se le persone hanno concretamente capito o meno la metodologia del Project Design. La cosa importante che deve capire il discente è che attraverso la micro-progettazione avrà si un documento attraverso cui poter presentare il progetto ai committenti, ma soprattutto si ritroverà uno schema preciso (con tanto di tempistiche e tipologie di esercitazioni da proporre durante ogni modulo del progetto) da poter seguire nel momento in cui dovrà erogare il proprio corso: è necessario quindi che i discenti pianifichino tutto ciò che vogliono affrontare durante l’erogazione del loro intervento formativo, rendere concreta la loro visione, perché servirà soprattutto a loro stessi per orientarsi sia in fase di preparazione che di erogazione del corso.

Formazione Formatori per Assistenti Sociali: Simulazioni di docenza

Simulazioni di Docenza – emotivamente, spesso, di grande impatto per i partecipanti (sia per coloro che non hanno mai avuto a che fare con la comunicazione in pubblico, sia per gli altri, invece, con esperienza alle spalle), è uno dei momenti in assoluto più importanti dell’intervento assieme al project design; perché solamente attraverso la pratica (pur se in un contesto ovviamente protetto, come scrivevo prima) sia i discenti che i docenti possono e devono rendersi conto, in maniera definitiva, se le competenze oggetto dell’intervento formativo sono state trasmesse correttamente e se gli obiettivi sono stati raggiunti. Il nostro compito è quello di motivare costantemente il discente e di assisterlo continuamente, rinforzandolo quando dobbiamo sottolineare quanto sia stato bravo e facendogli capire, quando è necessario, quali sono i punti su cui deve lavorare per poter migliorare. I momenti in cui, come scrivevo in apertura, io e il mio collega interpretiamo (durante la simulazione di docenza del discente), a turno, il discente domandologo, logorroico o saccente sono quelli forse più temuti durante le esercitazioni: è importante però capire come i discenti affrontino la gestione delle situazioni problematiche in aula sfruttando le indicazioni che sono state date precedentemente durante la parte teorica.

Gestualità, tono e ritmo della voce, movimento del corpo, public speaking, gestione dell’aula, gestione del tempo, gestione dello stress, problem solving, capacità di esposizione, capacità di coinvolgere il pubblico, impostazione della lezione, impostazione del progetto, mimica, uso degli strumenti didattici disponibili in aula…
 Tutto questo e altro devono essere studiati sempre con estrema attenzione per poter erogare ogni tipologia di intervento formativo: ecco perché le esercitazioni pratiche sono un momento didattico fondamentale per l’acquisizione delle competenze che i discenti potranno e dovranno poi spendere sul mercato del lavoro.

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Formazione Formatori per Assistenti Sociali (Part 1)

By Andrea Carfi | Founder & President Posted on 10/11/2014

 

andrea carfi

Mi ricordo molto bene quando il mio collega Formatore (e Assistente sociale) Dott.Furio Panizzi  mi disse, di punto in bianco: “Andrea come lo vedresti un progetto legato alla Formazione Formatori per Assistenti sociali?”. Ovviamente in quel momento non potevo immaginare quanto successo, in tutti i sensi, avrebbe avuto, ma qualcosa mi disse immediatamente che quell’idea non era buona, ne ottima; era eccellente! Grazie all’entusiasmo dei discenti, infatti, nacque l’ A.I.A.S.F. (Associazione Italiana Assistenti Sociali Formatori) e grazie alla validità del progetto ottenemmo l’accreditamento del C.N.O.A.S. (Consiglio Nazionale Ordine Assistenti Sociali), del C.R.O.A.S. (Consiglio Regionale Ordine Assistenti Sociali) e il patrocinio del S.U.N.A.S. (Sindacato Unitario Nazionale Assistenti Sociali). Ma andiamo con ordine:

All’epoca (2010) avevo progettato ed erogato moltissimi interventi legati alla formazione per i futuri formatori, ma non avevo mai pensato di indirizzarli verso specifiche categorie professionali: in questo senso l’idea della Formazione Formatori per Assistenti Sociali e l’esperienza del Dott. Furio Panizzi furono fondamentali per dar vita a un intervento che univa teoria, pratica, partecipazione attiva dei discenti e spendibilità sul mercato del lavoro in maniera estremamente funzionale: la formula dei miei corsi di Formazione Formatori (e di tutti i miei corsi), infatti, si basa sul concetto per cui tutte le parti teoriche sono immediatamente affiancate da esercitazioni pratiche attraverso le quali i discenti hanno la possibilità di mettere in pratica tutto ciò che è stato argomento della lezione e quindi sperimentarsi in un contesto protetto come quello dell’aula di formazione. Inoltre dedicavamo diverse ore alla spiegazione precisa di come poter immediatamente spendere sul mercato del lavoro le nuove competenze acquisite durante il corso una volta usciti dall’aula, offrendo tra l’altro anche assistenza post-intervento.

Formazione Formatori per Assistenti Sociali: Progettazione

Argomenti su cui ci concentravamo in modo particolare erano la Progettazione e l’Erogazione di un intervento formativo:

Progettazione:

–          Durante l’apertura del corso di formazione formatori per assistenti sociali, tra le altre cose, presentavamo in modo chiaro quali erano gli obiettivi principali che ci dovevamo porre: il creare un proprio progetto (almeno uno, nulla vietava loro di crearne di più, anzi, noi cercavamo di spingere proprio in quella direzione) da poter poi realmente proporre ed erogare presso Enti, una volta concluso l’intervento formativo in formazione formatori per assistenti sociali, era tra questi.

–          Spiegavamo in modo estremamente dettagliato, semplice e chiaro quali erano le tecniche per mettere nero su bianco un’idea che magari frullava in testa da tanto tempo nei discenti.

–          Analizzavamo e valutavamo insieme se, per il progetto che volevano erogare, poteva esserci domanda sul mercato o meno: in caso di perplessità stimolavamo il discente a pensare a qualcosa di differente, magari da noi stessi suggerito.

–          Davamo la possibilità di creare immediatamente il loro progetto lì, in aula, con la nostra assistenza ovviamente; in quel modo ci rendevamo conto se i discenti avevano perfettamente acquisito la competenza del saper progettare un intervento formativo o meno, permettendoci quindi, eventualmente, di capire quando era necessaria un’ulteriore spiegazione o un ulteriore approfondimento dell’argomento.

Formazione Formatori per Assistenti Sociali: Erogazione

Erogazione:

–          Un altro, fondamentale obiettivo principale dell’intervento era il saper erogare un corso di formazione e anche qui, ovviamente, il tandem teoria-pratica faceva da padrone

–          Attraverso la teoria affrontavamo argomenti come comunicazione efficace, public speaking, gestione del gruppo, conduzione delle attività pratiche, gestione dei casi critici, leadership, uso degli strumenti, tipologie di lezione, errori da evitare, negoziazione, coinvolgimento del gruppo, materiale didattico. Immediatamente dopo la teoria, come sempre, grande spazio alla pratica:

–          Il primo livello consisteva nella preparazione, da parte dei discenti, di alcune dispense sulla formazione che consegnavamo durante il corso e nella successiva erogazione di una lezione che si basasse sul materiale appena letto e studiato (tra l’altro esercitazione mutuata dalla “Presentazione”,famosa prova di selezione di gruppo per il profilo professionale del formatore, appunto).

–          Il secondo livello era l’erogazione, sempre da parte del discente ovviamente, di una lezione estratta da una parte del proprio progetto creato precedentemente in aula.

 

Ci sarebbero tantissime cose da dire rispetto alle dinamiche che si creavano in aula e alla metodologia usata durante le esercitazioni pratiche; metodologia che io e il mio collega pianificavamo con cura per rendere la parte pratica del corso il più possibile utile per il discente: l’obiettivo che abbiamo sempre seguito era infatti quello di rendere ogni discente pronto (con il primo progetto immediatamente spendibile sul mercato) ad affrontare una platea e un gruppo formativo (con tutte le criticità che esso comporta) subito dopo la fine del corso di formazione formatori per assistenti sociali.

Per evitare di scrivere un capitolo di un libro sulla formazione formatori per assistenti sociali, anziché un post, questi argomenti saranno oggetto del prossimo.

Video “Formazione Formatori”

 

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Formazione Formatori: “L’esperto saccente” (il “Cattivo”)

By Andrea Carfi | Founder & President Posted on 09/10/2014

 

andrea carfi

Nei tantissimi progetti legati alla Formazione Formatori che erogo mi rendo conto di quanta curiosità faccia nascere sempre, tra i discenti, la tematica dei “personaggi difficili” che si possono trovare all’interno del gruppo di formazione, ovvero quei partecipanti ai corsi che, attraverso il loro comportamento, possono recare disturbo all’attività didattica, agli altri corsisti e al docente stesso: i casi più frequenti sono, come vengono chiamati dalla letteratura sull’argomento “Formazione Formatori” (Castagna M., “La lezione nella formazione degli adulti“, Franco Angeli, Milano, 2009), il domandologo, il logorroico e l’esperto saccente: dopo aver affrontato i primi due nei post precedenti (e averli soprannominati, rispettivamente, il buono e il brutto, seguendo il nesso del capolavoro di Leone), ora è il turno del terzo e ultimo tra i principali “soggetti problematici” che possiamo ritrovarci in aula, ovvero l’esperto saccente (il “cattivo”).

Formazione Formatori: chi è “l’esperto saccente”?

Come anticipato in conclusione del precedente post, l’Esperto saccente (Il “Cattivo”) è il più difficile da gestire tra i tre e anche il più pericoloso (ecco perchè è lui il “cattivo”). Anche qui una precisazione: il problema non è il fatto che possiate incontrare un esperto (ovvero un discente che, rispetto agli altri, ne sa parecchio dell’argomento oggetto del corso, perchè in questo caso si limiterebbe a dare dei lievi segnali, verbali e non, rispetto alle sue conoscenze in merito), il problema è quando l’esperto si rivela anche, appunto, saccente (ovvero colui che mostra atteggiamenti di aperto contrasto con il docente, fa interventi polemici e pedanti quasi a voler screditare l’insegnante davanti agli occhi degli altri ostacolandolo e contraddicendolo).

Formazione Formatori: come reagire all’esperto saccente?

Perchè è particolarmente rischioso non reagire prontamente o reagire in modo errato nei confronti dell’esperto saccente?

1 – Se il docente reagisse con un atteggiamento di aperto contrasto con il soggetto in questione, si aprirebbe una sorta di duello (notare la scelta del termine, coerente con il film di Leone :D) tra formatore e discente che, oltre a far perdere una marea di tempo prezioso, porterebbe a una situazione che non augurerei nemmeno al mio peggior nemico, ovvero lo spaccarsi del gruppo di formazione in due fazioni: quelli che parteggeranno per l’insegnante e quelli che prenderanno le difese dell’esperto saccente, una situazione con ben poche vie d’uscita, perchè fondamentale per l’intervento formativo è il percorso che il gruppo deve fare per giungere a una condizione di maturità e unione (attraverso le cinque fasi del gruppo, che affronterò in un post futuro) che senza dubbio non potrebbe mai avvenire in una situazione di divisione totale, con conseguenze estremamente negative per la didattica.

2 – Se il docente non reagisse prontamente, perderebbe via via la leadership e il ruolo di docente nel gruppo, anche qui con conseguenze estremamente negative per la didattica.

Come deve reagire il docente, quindi, agli attacchi dell’esperto saccente?

1 – Innanzitutto ringraziare per l’intervento, sempre e comunque, dando segnali di disponibilità e gratificando il soggetto per la competenza ostentata

2 – Immediatamente riprendere e approfondire, aggiungendo e/o sottolineando alcuni aspetti, l’argomento oggetto dell’intervento del soggetto problematico (in modo, come sempre, estremamente cortese, con tono rilassato e con il sorriso sulle labbra), ribadendo in questo modo la propria leadership e il proprio ruolo di docente.

Per concludere, voglio nuovamente specificare che, per fortuna, è raro ritrovarsi in aula il soggetto in questione; a differenza del domandologo e del logorroico che invece spesso e volentieri vi faranno simpaticamente compagnia durante i vostri interventi formativi :D

Video “Formazione Formatori”

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