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Home » Formazione

Formazione

In che modo ricerca etnografica e web marketing sono collegati?

By Andrea Carfi | Founder & President Posted on 17/12/2017

Da Sociologo, il collegamento tra ricerca etnografica e web marketing mi ha sempre affascinato molto: l’approccio qualitativo della ricerca sociologica etnografica, utilizzata da sociologi come Goffman, Garfinkel, Bourdieu e incentrata sull’analisi dei singoli individui e sulle relazioni che si sviluppano tra di essi, è sempre stato il mio preferito e la metodologia, le tecniche e gli strumenti utilizzati in questo campo, come l’Osservazione Partecipante, le Storie di Vita, le Interviste in Profondità, l’Analisi di Diari o di altre tipologie di testi, sono quelli che più mi appassionano, da sempre.

Inevitabile quindi per me, questa volta sia da Sociologo, sia da Formatore che si occupa anche di Web Marketing, osservare come la rete oggi ci offra una miniera di opportunità nel campo della ricerca etnografica, o meglio della ricerca ‘netnografica’ (Kozinets), detta anche ‘ricerca etnografica virtuale’ (Hine), ‘ricerca etnografica digitale’ (Murty), ‘ricerca etnografica dell’internet (Miller, Slater) o della rete’ (Howard).

RICERCA ETNOGRAFICA E WEB MARKETING: LA STRANA COPPIA

Solo pochi giorni fa ho letto un interessante articolo sull’argomento  che ho apprezzato in quanto va a riflettere in modo sintetico e puntuale su una materia estremamente fertile: nei miei corsi in Web Marketing e Social Media Marketing, uno degli snodi fondamentali della didattica è l’importanza assoluta della produzione quotidiana di contenuto sul web (sui Social Media, sui Forum, sulle Community ecc.) che può diventare, quindi, anche un terreno di ricerca etnografico, anzi (n)etnografico, straordinario, perché vengono prodotti continuamente preziosi dati da analizzare, molto interessanti certamente per una ricerca sociologica ed estremamente funzionali e utili, quindi, anche per ricerche di Web Marketing.

Ed ecco che quindi l’analisi e l’interpretazione dei dati emersi, ad esempio, dalle conversazioni tra utenti sulle varie piattaforme online, diventa uno strumento fondamentale per la ricerca (n)etnografica, proprio come, ad esempio l’Analisi dei Diari e le Storie di Vita lo sono per la ricerca etnografica, che potremmo definire, a questo punto, tradizionale: ricerca (n)etnografica che può diventare quindi uno strumento e un alleato prezioso nell’ambito del Web Marketing.

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Qual’è il “motore” della Comunicazione Telefonica eccellente?

By Andrea Carfi | Founder & President Posted on 16/12/2016

Abbiamo progettato ed erogato molti interventi formativi nell’area della Comunicazione Telefonica (l’ultimo, ancora in corso, lo stiamo erogando a Dublino presso Crédit Agricole Creditor Insurance per gli Operatori del Contact Center aziendale):

 

una delle prime cose su cui mi soffermo, immediatamente dopo una prima parte dedicata ai livelli & stili della Comunicazione e alla fondamentale importanza dell’utilizzo efficace della voce al telefono, è quello che mi piace definire come il “motore” della comunicazione telefonica eccellente.

La Disposizione Positiva e la Comunicazione Telefonica Eccellente

Il Comportamento del cliente al telefono è profondamente influenzato dal modo in cui, in quel momento, stiamo comunicando con lui: se gli comunichiamo, ad esempio, apertura e disponibilità, certamente il cliente sarà influenzato positivamente dal nostro atteggiamento nei suoi confronti e reagirà sulla base della benevolenza che saremo riusciti a suscitare in lui attraverso quel particolare modo di fare.

Per comunicare sempre al cliente apertura e disponibilità hai però bisogno di utilizzare uno degli strumenti più potenti legati al servizio telefonico: la Disposizione Positiva (dietro la quale ci deve essere ovviamente un atteggiamento mentale aperto e positivo) verso il cliente, che è il “motore” della Comunicazione Telefonica eccellente di cui ti parlavo. Se non utilizzi la Disposizione Positiva (essere ben disposti, premurosi, attenti concreti, fiduciosi, sicuri) con il cliente, tutte le altre competenze legate alla comunicazione telefonica diventano inutili, perché mancherebbe la base su cui costruire tutto il resto.

La Disposizione positiva, infatti:

  • Riduce la possibilità di irritare il cliente
  • Stabilisce un rapporto cordiale con il cliente
  • Riduce lo stress
  • Aumenta il gusto di lavorare e quindi ti aiuta a lavorare meglio
  • Ti motiva ad agire più rapidamente
  • Migliora l’ambiente di lavoro

Ovviamente non è sempre facile attivare e conservare in ogni momento la Disposizione Positiva nei confronti del cliente: prossimamente, su questo blog, pubblicherò un post a proposito della “Top 10” delle azioni da mettere in campo per permetterti di utilizzarla in ogni situazione.

 

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Formazione Formatori per Assistenti Sociali (Part 3)

By Andrea Carfi | Founder & President Posted on 08/03/2016

assistente-sociale-formatore-roma

Avevo già scritto in un paio di occasioni, sul blog, a proposito della Formazione Formatori per Assistenti Sociali, approfondendone la nascita, le caratteristiche, la progettazione, l’erogazione e il project design con le simulazioni di docenza: è stato ovviamente un grande piacere per me avere l’opportunità di contribuire, con la scrittura di una delle due prefazioni presenti all’interno, al libro, appena uscito, del Dott. Furio Panizzi “L’Ottavo Passo: Guida pratica per assistenti sociali aspiranti formatori“.

 

Potete trovare la prefazione che ho scritto per il libro del Dott. Panizzi sulla Formazione Formatori per Assistenti Sociali di seguito:

“Una decina di anni fa: penso al mio primo corso di formazione e mi tornano in mente tutte le emozioni, le paure, l’eccitazione, l’adrenalina, il tempo speso a progettarlo e a preparare le lezioni (spesso parlando anche al muro, visto che all’epoca non trovai nessuna vittima pronta ad ascoltarmi). Fu… Non riesco a trovare le parole, tanto intense sono le sensazioni che ancora provo ripensandoci. Quando entrai in aula per la prima volta ero teso, emozionatissimo, ma sapevo perfettamente, profondamente che quello era il mio posto e che ci sarei rimasto per tutta la vita, in un modo o nell’altro.

Una decina di anni dopo: molte cose sono cambiate, io stesso sono cambiato come è naturale e giusto che sia, ma la passione, la voglia di stare proprio lì, a dare tutto me stesso per trasferire determinate competenze ai miei discenti nel migliore dei modi è persino aumentata, se possibile. Certamente è aumentata la consapevolezza che la Formazione può e deve diventare un’esperienza di vita estremamente importante per i discenti esattamente come lo è stata per me, quando, dopo la laurea in Sociologia, mi specializzai in Formazione e HR Management: fu proprio durante quel master di specializzazione che capii realmente quello che avrei voluto fare nella vita, perché riuscì a spingermi a guardarmi dentro e a osservare una parte importante di me stesso che avevo lasciato da parte perché non sapevo come sfruttare e che invece avrei dovuto sviluppare.

La Formazione deve essere cambiamento, deve essere un momento memorabile nella vita (professionale e non) di una persona, deve spingere ad agire, deve smuovere qualcosa di importante dentro i partecipanti, deve arricchire, deve motivare, deve stimolare, deve appassionare, deve emozionare e perché possa essere tutto questo (e molto altro), i primi ad appassionarsi e a emozionarsi dovrete essere proprio voi ed è esattamente questo che, più di ogni altra cosa, vi auguro: non perdete mai la passione per il vostro lavoro e non smettete mai di emozionarvi mentre siete in aula. Per concludere vi consiglio di fare un test con voi stessi, ogni volta, prima di entrare in aula, chiedendovi sempre: sono abbastanza emozionata/o? Se la risposta è, in qualche modo, positiva, potete fare un sospiro di sollievo, perché, statene certi, è attraverso quell’emozione positiva che riuscirete a dare il massimo di voi stessi ai vostri discenti con tutto il vostro entusiasmo e passione, che è la cosa più importante che un Formatore deve mostrare di se stesso durante un intervento formativo. Sempre.“

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Cool Hunter: un’introduzione

By Andrea Carfi | Founder & President Posted on 09/05/2015

relazioni-pubblico-mediaQuesta nuova figura professionale è di grandissimo aiuto al lavoro dello strategic planner (rappresentante del consumatore all’interno dell’agenzia pubblicitaria) perché grazie a lui si individuano le nuove tendenze, i nuovi stili e le persone influenti che potranno esser utili al fine di organizzare eventi attorno ad un brand.
Ricordiamo che uno dei compiti dello strategic planner è di appurare il modo più adatto per utilizzare le nuove tendenze nella campagna pubblicitaria.

Il Cool Hunter è il nuovo researcher delle aziende e delle agenzie pubblicitarie. Il suo lavoro sta nell’individuare stili e tendenze culturali e di consumo ancora in fase “embrionale” (fenomeno non ancora pienamente manifestato). Quindi lavorano d’anticipo supportati dal loro intuito e istinto.

Spesso si muove nei luoghi dove le subculture fermentano dando vita a nuovi stili di vita. Parliamo di strade, piazze, locali, concerti, mostre, ecc…

Gli strumenti del Cool Hunter

I loro strumenti di lavoro sono appunto un buon intuito e una macchinetta fotografica per memorizzare visivamente quanto accade, la ricerca in internet, l’analisi dei consumi, lo studio della comunicazione, l’osservazione partecipante, i questionari e le interviste, i focus group.
Per svolgere questo lavoro serve inoltre una buona conoscenza del contesto sociale e culturale di riferimento:

  • Avere una mappa dei luoghi considerati importanti per lo sviluppo delle nuove tendenze (strade, piazze, negozi, locali, centri sociali, mostre, artisti, eventi, ecc…). Le città considerate più vive da un punto di vista del fermento culturale sono ad esempio: Tokyo, Londra, New York, Barcellona, Berlino, Milano.
  • È importante trovare dei referenti in ciascuna di queste città: giornalisti, pr, fotografi, ragazzi dotati di un buon istinto. Queste persone saranno degli importanti contatti per il cool hunter, così che sarà sempre aggiornato per trovarsi nel posto giusto al momento giusto.
  • Infatti si segue solitamente la “tecnica delle quattro P”: si osservano, fotografano, descrivono le Persone più innovative (modo di vestire, di comportarsi), i Posti più avanzati (bar, ristoranti, negozi, musei, scuole, aree urbane rivalutate, aree trendy), i Pensieri più originali e freschi (film, libri, gruppi musicali e cantanti di riferimento, campagne pubblicitarie innovative, mostre di cui si parla), i Progetti più rilevanti (nei Centri di ricerca, nelle Università, nelle organizzazioni e istituzioni pubbliche) che caratterizzano la città.
  • Si scrive poi un rapporto illustrato che descrive periodicamente (circa tre mesi) la vita della città.
  • Il metodo usato per scegliere i luoghi in cui effettuare le ricerche è quello di partire dal centro per arrivare alla periferia: si può trattare del centro della città ma anche di un centro ideale, ovvero un luogo molto frequentato, nuovo o di tendenza. Anche i mercati dell’usato sono considerati un buon punto di partenza, essendo un tipico luogo di passaggio frequentato da giovani, da persone attente, con spirito di ricerca e capacità di combinare i gusti e gli stili. In ogni caso si deve trattare di luoghi capaci di esprimere al meglio lo spirito della città e del paese.
  • Per la scelta dei luoghi da segnalare o in cui raccogliere informazioni è molto importante anche il passaparola, sia dei conoscenti che dei mezzi di comunicazione.
  • La scelta delle persone da fotografare segue un criterio che va dal generale al particolare: la cosa che colpisce di più l’attenzione del Cool Hunter è infatti l’aspetto generale del soggetto “interessante” o addirittura l’ambiente in cui viene scovato e fotografato. Si preferisce la fotografia “spontanea” che conserva un valore di naturalezza e freschezza; a volte però la persona si ferma e gli si chiede di scattare la fotografia e inoltre si raccolgono informazioni riguardanti l’immaginario della persona, del luogo o della città.
  • Si seguono due Target: gruppi giovanili (luoghi di aggregazione e consumo culturale come musica, cinema, grafica e cartoon, espressioni artistiche; mode e stili di abbigliamento, tendenze nel consumo in generale come prodotti e marchi) – adulti (tendenze di consumo, mode, stili di abbigliamento, luoghi di ritrovo, valori in generale).
  • Ogni immagine raccolta dovrà essere accompagnata da una breve descrizione o didascalia che riporti gli elementi essenziali per la comprensione del contesto e del fenomeno ritratto.

Cool Hunter e Cult Searcher

Se i cool hunters raccolgono materiale, i cult searchers sistematizzano il lavoro dei primi. Individuano, dal materiale prodotto dai cool hunters, dei veri e propri trend da girare a manager aziendali e/o pubblicitari.
Quindi il lavoro dei cool hunter viene dato ai cult searcher prima di metterlo a disposizione dei manager aziendali.
Cult searcher e cool hunter possono lavorare insieme o separatamente. Ovvero c’è chi svolge solo il lavoro di cacciatore e chi solo quello di cercatore.

 

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Sicurezza e salute sul lavoro: terminologia e definizioni

By Andrea Carfi | Founder & President Posted on 18/04/2015

sicurezza-saluteDopo aver affrontato il Sistema di sicurezza, la Valutazione del rischio e il Lavoro ai Videoterminali, l’ultimo dei tre post sulla sicurezza e salute sul lavoro è dedicato a una selezione di termini, definizioni e doveri legati a questa tematica:

infortunio – evento non voluto e ad accadimento repentino che si concretizza in una lesione di una persona che effettua un’attività lavorativa

malattia professionale – come l’infortunio, non causato da avvenimento repentino, ma da causa che determina l’effetto con gradualità e prolungandosi nel tempo

pericolo – proprietà o qualità intrinseca di un determinato fattore (es. materiali, attrezzature da lavoro, metodo e pratiche) che hanno il potenziale di causare danni

rischio – probabilità che sia raggiunto il limite potenziale di danno nelle condizioni di impiego ovvero di esposizione a un determinato fattore

danno – lesione fisica o alterazione dello stato di salute causata da un pericolo

valutazione del rischio– valutazione globale della probabilità e della gravità di possibili lesioni in una situazione pericolosa per scegliere le adeguate misure di sicurezza e salute sul lavoro

servizio di protezione e prevenzione dai rischi – insieme delle persone, sistemi e mezzi esterni o interni all’azienda finalizzati all’ attività di prevenzione e protezione dai rischi professionali nell’azienda

responsabile del servizio prevenzione e protezione dai rischi – chi è designato dal datore di lavoro poiché in possesso di attitudini e capacità adeguate

medico competente – medico in possesso di determinati requisiti che effettua la sorveglianza sanitaria

rappresentante della sicurezza dei lavoratori – persona eletta o designata per rappresentare i lavoratori per quanto concerne gli aspetti della sicurezza e salute sul lavoro

Doveri dei lavoratori per la sicurezza e salute sul lavoro

1 – osservare le disposizioni e le istruzioni impartite dal datore di lavoro, dai dirigenti, e dai preposti, ai fini della protezione collettiva e individuale

2 – utilizzare correttamente macchinari, apparecchiature, gli utensili, le sostanze e i preparati pericolosi, i mezzi di trasporto, i dispositivi di sicurezza e salute sul lavoro e protezione

3 – segnalare immediatamente al datore di lavoro o al dirigente o al preposto deficienza dei mezzi e dei dispositivi citati nel punto 2, nonché eventuali altre condizioni di pericolo di cui vengono a conoscenza, adoperandosi direttamente in caso di urgenza, nell’ambito delle loro competenze e possibilità, per eliminare o ridurre tali deficienze o pericoli, dandone notizia al rappresentante dei lavoratori per la sicurezza e salute sul lavoro.

4 – evitare di rimuovere, modificare senza autorizzazione i dispositivi di sicurezza e salute sul lavoro o di segnalazione o di controllo.

5 – evitare di compiere di propria iniziativa operazioni o manovre che non sono di loro competenza, ovvero che possono compromettere la sicurezza propria e di altri lavoratori

6 – sottoporsi ai controlli sanitari previsti nei loro confronti

7 – in generale contribuire all’adempimento di tutti gli obblighi imposti dall’autorità competente o comunque necessari per tutelare la sicurezza e salute sul lavoro.

8 – sottoporsi a programmi di formazione o di addestramento

9 – utilizzare le attrezzature di lavoro in modo conforme alla formazione e all’addestramento ricevuti

10 – segnalare immediatamente eventuali difetti delle attrezzature

11 – usare i dispositivi di protezione individuale, seguendo le medesime direttive riguardanti le attrezzature da lavoro

12 –abbandonare immediatamente la zona interessata e indossare mezzi protettivi e dispositivi di protezione in caso di esposizione ad agenti cancerogeni e biologici

13 – essere informati su rischi, misure e attività di protezione e prevenzione, normative di sicurezza e salute sul lavoro e disposizioni aziendali in materia, procedure per pronto soccorso, antincendio, evacuazione dei lavoratori, nominativo del medico competente, del responsabile del servizio di prevenzione e protezione e dei lavoratori incaricati di applicare le misure di pronto soccorso, antincendio, evacuazione dei lavoratori

14 – essere formati riguardo l’impiego dei dispositivi di protezione individuale, sulla movimentazione manuale di carichi, sull’uso di videoterminali, sull’impiego di sostanze e preparati pericolosi

Sicurezza e salute sul lavoro: luoghi

– vie di circolazione interne o all’aperto che conducono a uscite o uscite di emergenza e uscite di emergenza devono essere sgombre per essere utilizzate in ogni evenienza.

– regolare manutenzione tecnica di luoghi di lavoro, dispositivi e impianti, con eventuale eliminazione di difetti che minano sicurezza e salute sul lavoro.

– regolare pulitura di luoghi di lavoro, dispositivi e impianti per assicurare condizioni igieniche adeguate.

– porte dei locali devono (per numero, dimensioni, posizione) consentire una rapida uscita delle persone ed essere agevolmente apribili dall’interno durante il lavoro; le porte d’emergenza devono essere contrassegnate con segnaletica durevole conforme alla normativa sulla sicurezza e salute sul lavoro e devono poter essere aperte, in ogni momento, dall’interno senza aiuto speciale

– il calcolo delle dimensioni delle vie di circolazione dovrà basarsi sul numero potenziale degli utenti e sul tipo d’impresa e debbono essere sicure, non ingombrate da materiali che ostacolano la circolazione, senza buche o sporgenze pericolose

– in luoghi di lavoro chiusi ci devono essere adeguati impianti d’areazione sempre funzionanti e ogni sporcizia che potrebbe portare ad un inquinamento dell’aria respirata dovrà essere rapidamente eliminata

– la temperatura dei vari locali deve essere conforme alla destinazione specifica di questi locali. Finestre, pareti vetrate devono essere tali da evitare un soleggiamento eccessivo dei luoghi di lavoro

– i locali devono avere sufficiente illuminazione naturale o artificiale. I mezzi di illuminazione artificiale devono essere tenuti in buone condizioni di pulizia ed efficienza

– le pareti completamente vetrate devono essere segnalate e separate dai posti di lavoro e dalle vie di circolazione in modo che i lavoratori non si feriscano nel momento in cui le suddette pareti vadano in frantumi

– docce, lavabi e spogliatoi: assicurare separazione tra i sessi e igiene. Nelle aziende con (non più di) cinque lavoratori ci può essere un unico spogliatoio, accordandosi per turni.

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Sicurezza e salute sul lavoro ai videoterminali

By Andrea Carfi | Founder & President Posted on 16/04/2015

sicurezza-salute Dopo aver affrontato sistema di sicurezza e salute sul lavoro e valutazione dei rischi nel post precedente, voglio dedicare questa seconda parte alle misure di sicurezza e salute sul lavoro ai videoterminali.

Il datore di lavoro, all’atto della valutazione del rischio, analizza il livello di sicurezza e salute sul lavoro ai videoterminali con particolare riguardo:

– ai rischi per la vista e per gli occhi
– ai problemi legati alla postura e all’affaticamento fisico e/o mentale
– alle condizioni ergonomiche e di igiene ambientale

Il lavoratore, qualora svolga la sua attività per almeno quattro ore consecutive, ha diritto a un’interruzione della sua attività mediante pause di 15 minuti ogni centoventi minuti di applicazione continuativa al videoterminale.

Gli addetti al videoterminale per dei tempi significativi, possono incontrare alcuni disturbi come:

1 – Disturbi oculo visivi, mal di testa causati principalmente da:
– impegno visivo ravvicinato, prolungato e ininterrotto
– scarsa definizione dei caratteri sul video
– difetti di illuminazione, riflessi/abbagliamenti o contrasti eccessivi

2 – Disturbi muscolo scheletrici, indolenzimenti causati da:
– posizione di seduta scomoda o scorretta
– installazione o regolazione errata delle attrezzature
– posizioni statiche prolungate
– prolungati movimenti ripetitivi, con frequenza elevata

3 – Stress lavorativo causato da:
– ambiente di lavoro poco confortevole
– conflittualità nel rapporto con gli strumenti
– carichi di lavoro eccessivi, o lavori monotoni, ripetitivi
– scarsa motivazione o preparazione

Principali norme d’uso del videoterminale per la sicurezza e salute sul lavoro

– seduta, tastiera e video (il video deve essere fra 50 e 70 cm dagli occhi e più basso) devono essere sulla stessa linea frontale

– la seduta deve essere comoda, con angolo di ginocchia e gomiti vicini a 90°

– evitare i riflessi sul video, abbagli agli occhi o contrasti eccessivi di luce tra gli strumenti e lo sfondo della visuale

– evitare quanto più possibile la visione ravvicinata, prolungata e statica

– rilassare frequentemente la vista guardando in lontananza e variare ogni tanto il lavoro, evitando di rimanere sempre seduti

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