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Risorse Umane

Formazione Formatori per Assistenti Sociali (Part 3)

By Andrea Carfi | Founder & President Posted on 08/03/2016

assistente-sociale-formatore-roma

Avevo già scritto in un paio di occasioni, sul blog, a proposito della Formazione Formatori per Assistenti Sociali, approfondendone la nascita, le caratteristiche, la progettazione, l’erogazione e il project design con le simulazioni di docenza: è stato ovviamente un grande piacere per me avere l’opportunità di contribuire, con la scrittura di una delle due prefazioni presenti all’interno, al libro, appena uscito, del Dott. Furio Panizzi “L’Ottavo Passo: Guida pratica per assistenti sociali aspiranti formatori“.

 

Potete trovare la prefazione che ho scritto per il libro del Dott. Panizzi sulla Formazione Formatori per Assistenti Sociali di seguito:

“Una decina di anni fa: penso al mio primo corso di formazione e mi tornano in mente tutte le emozioni, le paure, l’eccitazione, l’adrenalina, il tempo speso a progettarlo e a preparare le lezioni (spesso parlando anche al muro, visto che all’epoca non trovai nessuna vittima pronta ad ascoltarmi). Fu… Non riesco a trovare le parole, tanto intense sono le sensazioni che ancora provo ripensandoci. Quando entrai in aula per la prima volta ero teso, emozionatissimo, ma sapevo perfettamente, profondamente che quello era il mio posto e che ci sarei rimasto per tutta la vita, in un modo o nell’altro.

Una decina di anni dopo: molte cose sono cambiate, io stesso sono cambiato come è naturale e giusto che sia, ma la passione, la voglia di stare proprio lì, a dare tutto me stesso per trasferire determinate competenze ai miei discenti nel migliore dei modi è persino aumentata, se possibile. Certamente è aumentata la consapevolezza che la Formazione può e deve diventare un’esperienza di vita estremamente importante per i discenti esattamente come lo è stata per me, quando, dopo la laurea in Sociologia, mi specializzai in Formazione e HR Management: fu proprio durante quel master di specializzazione che capii realmente quello che avrei voluto fare nella vita, perché riuscì a spingermi a guardarmi dentro e a osservare una parte importante di me stesso che avevo lasciato da parte perché non sapevo come sfruttare e che invece avrei dovuto sviluppare.

La Formazione deve essere cambiamento, deve essere un momento memorabile nella vita (professionale e non) di una persona, deve spingere ad agire, deve smuovere qualcosa di importante dentro i partecipanti, deve arricchire, deve motivare, deve stimolare, deve appassionare, deve emozionare e perché possa essere tutto questo (e molto altro), i primi ad appassionarsi e a emozionarsi dovrete essere proprio voi ed è esattamente questo che, più di ogni altra cosa, vi auguro: non perdete mai la passione per il vostro lavoro e non smettete mai di emozionarvi mentre siete in aula. Per concludere vi consiglio di fare un test con voi stessi, ogni volta, prima di entrare in aula, chiedendovi sempre: sono abbastanza emozionata/o? Se la risposta è, in qualche modo, positiva, potete fare un sospiro di sollievo, perché, statene certi, è attraverso quell’emozione positiva che riuscirete a dare il massimo di voi stessi ai vostri discenti con tutto il vostro entusiasmo e passione, che è la cosa più importante che un Formatore deve mostrare di se stesso durante un intervento formativo. Sempre.“

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Sicurezza e salute sul lavoro: terminologia e definizioni

By Andrea Carfi | Founder & President Posted on 18/04/2015

sicurezza-saluteDopo aver affrontato il Sistema di sicurezza, la Valutazione del rischio e il Lavoro ai Videoterminali, l’ultimo dei tre post sulla sicurezza e salute sul lavoro è dedicato a una selezione di termini, definizioni e doveri legati a questa tematica:

infortunio – evento non voluto e ad accadimento repentino che si concretizza in una lesione di una persona che effettua un’attività lavorativa

malattia professionale – come l’infortunio, non causato da avvenimento repentino, ma da causa che determina l’effetto con gradualità e prolungandosi nel tempo

pericolo – proprietà o qualità intrinseca di un determinato fattore (es. materiali, attrezzature da lavoro, metodo e pratiche) che hanno il potenziale di causare danni

rischio – probabilità che sia raggiunto il limite potenziale di danno nelle condizioni di impiego ovvero di esposizione a un determinato fattore

danno – lesione fisica o alterazione dello stato di salute causata da un pericolo

valutazione del rischio– valutazione globale della probabilità e della gravità di possibili lesioni in una situazione pericolosa per scegliere le adeguate misure di sicurezza e salute sul lavoro

servizio di protezione e prevenzione dai rischi – insieme delle persone, sistemi e mezzi esterni o interni all’azienda finalizzati all’ attività di prevenzione e protezione dai rischi professionali nell’azienda

responsabile del servizio prevenzione e protezione dai rischi – chi è designato dal datore di lavoro poiché in possesso di attitudini e capacità adeguate

medico competente – medico in possesso di determinati requisiti che effettua la sorveglianza sanitaria

rappresentante della sicurezza dei lavoratori – persona eletta o designata per rappresentare i lavoratori per quanto concerne gli aspetti della sicurezza e salute sul lavoro

Doveri dei lavoratori per la sicurezza e salute sul lavoro

1 – osservare le disposizioni e le istruzioni impartite dal datore di lavoro, dai dirigenti, e dai preposti, ai fini della protezione collettiva e individuale

2 – utilizzare correttamente macchinari, apparecchiature, gli utensili, le sostanze e i preparati pericolosi, i mezzi di trasporto, i dispositivi di sicurezza e salute sul lavoro e protezione

3 – segnalare immediatamente al datore di lavoro o al dirigente o al preposto deficienza dei mezzi e dei dispositivi citati nel punto 2, nonché eventuali altre condizioni di pericolo di cui vengono a conoscenza, adoperandosi direttamente in caso di urgenza, nell’ambito delle loro competenze e possibilità, per eliminare o ridurre tali deficienze o pericoli, dandone notizia al rappresentante dei lavoratori per la sicurezza e salute sul lavoro.

4 – evitare di rimuovere, modificare senza autorizzazione i dispositivi di sicurezza e salute sul lavoro o di segnalazione o di controllo.

5 – evitare di compiere di propria iniziativa operazioni o manovre che non sono di loro competenza, ovvero che possono compromettere la sicurezza propria e di altri lavoratori

6 – sottoporsi ai controlli sanitari previsti nei loro confronti

7 – in generale contribuire all’adempimento di tutti gli obblighi imposti dall’autorità competente o comunque necessari per tutelare la sicurezza e salute sul lavoro.

8 – sottoporsi a programmi di formazione o di addestramento

9 – utilizzare le attrezzature di lavoro in modo conforme alla formazione e all’addestramento ricevuti

10 – segnalare immediatamente eventuali difetti delle attrezzature

11 – usare i dispositivi di protezione individuale, seguendo le medesime direttive riguardanti le attrezzature da lavoro

12 –abbandonare immediatamente la zona interessata e indossare mezzi protettivi e dispositivi di protezione in caso di esposizione ad agenti cancerogeni e biologici

13 – essere informati su rischi, misure e attività di protezione e prevenzione, normative di sicurezza e salute sul lavoro e disposizioni aziendali in materia, procedure per pronto soccorso, antincendio, evacuazione dei lavoratori, nominativo del medico competente, del responsabile del servizio di prevenzione e protezione e dei lavoratori incaricati di applicare le misure di pronto soccorso, antincendio, evacuazione dei lavoratori

14 – essere formati riguardo l’impiego dei dispositivi di protezione individuale, sulla movimentazione manuale di carichi, sull’uso di videoterminali, sull’impiego di sostanze e preparati pericolosi

Sicurezza e salute sul lavoro: luoghi

– vie di circolazione interne o all’aperto che conducono a uscite o uscite di emergenza e uscite di emergenza devono essere sgombre per essere utilizzate in ogni evenienza.

– regolare manutenzione tecnica di luoghi di lavoro, dispositivi e impianti, con eventuale eliminazione di difetti che minano sicurezza e salute sul lavoro.

– regolare pulitura di luoghi di lavoro, dispositivi e impianti per assicurare condizioni igieniche adeguate.

– porte dei locali devono (per numero, dimensioni, posizione) consentire una rapida uscita delle persone ed essere agevolmente apribili dall’interno durante il lavoro; le porte d’emergenza devono essere contrassegnate con segnaletica durevole conforme alla normativa sulla sicurezza e salute sul lavoro e devono poter essere aperte, in ogni momento, dall’interno senza aiuto speciale

– il calcolo delle dimensioni delle vie di circolazione dovrà basarsi sul numero potenziale degli utenti e sul tipo d’impresa e debbono essere sicure, non ingombrate da materiali che ostacolano la circolazione, senza buche o sporgenze pericolose

– in luoghi di lavoro chiusi ci devono essere adeguati impianti d’areazione sempre funzionanti e ogni sporcizia che potrebbe portare ad un inquinamento dell’aria respirata dovrà essere rapidamente eliminata

– la temperatura dei vari locali deve essere conforme alla destinazione specifica di questi locali. Finestre, pareti vetrate devono essere tali da evitare un soleggiamento eccessivo dei luoghi di lavoro

– i locali devono avere sufficiente illuminazione naturale o artificiale. I mezzi di illuminazione artificiale devono essere tenuti in buone condizioni di pulizia ed efficienza

– le pareti completamente vetrate devono essere segnalate e separate dai posti di lavoro e dalle vie di circolazione in modo che i lavoratori non si feriscano nel momento in cui le suddette pareti vadano in frantumi

– docce, lavabi e spogliatoi: assicurare separazione tra i sessi e igiene. Nelle aziende con (non più di) cinque lavoratori ci può essere un unico spogliatoio, accordandosi per turni.

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Sicurezza e salute sul lavoro ai videoterminali

By Andrea Carfi | Founder & President Posted on 16/04/2015

sicurezza-salute Dopo aver affrontato sistema di sicurezza e salute sul lavoro e valutazione dei rischi nel post precedente, voglio dedicare questa seconda parte alle misure di sicurezza e salute sul lavoro ai videoterminali.

Il datore di lavoro, all’atto della valutazione del rischio, analizza il livello di sicurezza e salute sul lavoro ai videoterminali con particolare riguardo:

– ai rischi per la vista e per gli occhi
– ai problemi legati alla postura e all’affaticamento fisico e/o mentale
– alle condizioni ergonomiche e di igiene ambientale

Il lavoratore, qualora svolga la sua attività per almeno quattro ore consecutive, ha diritto a un’interruzione della sua attività mediante pause di 15 minuti ogni centoventi minuti di applicazione continuativa al videoterminale.

Gli addetti al videoterminale per dei tempi significativi, possono incontrare alcuni disturbi come:

1 – Disturbi oculo visivi, mal di testa causati principalmente da:
– impegno visivo ravvicinato, prolungato e ininterrotto
– scarsa definizione dei caratteri sul video
– difetti di illuminazione, riflessi/abbagliamenti o contrasti eccessivi

2 – Disturbi muscolo scheletrici, indolenzimenti causati da:
– posizione di seduta scomoda o scorretta
– installazione o regolazione errata delle attrezzature
– posizioni statiche prolungate
– prolungati movimenti ripetitivi, con frequenza elevata

3 – Stress lavorativo causato da:
– ambiente di lavoro poco confortevole
– conflittualità nel rapporto con gli strumenti
– carichi di lavoro eccessivi, o lavori monotoni, ripetitivi
– scarsa motivazione o preparazione

Principali norme d’uso del videoterminale per la sicurezza e salute sul lavoro

– seduta, tastiera e video (il video deve essere fra 50 e 70 cm dagli occhi e più basso) devono essere sulla stessa linea frontale

– la seduta deve essere comoda, con angolo di ginocchia e gomiti vicini a 90°

– evitare i riflessi sul video, abbagli agli occhi o contrasti eccessivi di luce tra gli strumenti e lo sfondo della visuale

– evitare quanto più possibile la visione ravvicinata, prolungata e statica

– rilassare frequentemente la vista guardando in lontananza e variare ogni tanto il lavoro, evitando di rimanere sempre seduti

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Sistema di sicurezza e salute sul lavoro e valutazione dei rischi

By Andrea Carfi | Founder & President Posted on 14/04/2015

sicurezza-saluteDa molti anni ormai mi occupo anche delle docenze in ambito “Moduli obbligatori corsi Forma.Temp.” (Sicurezza e salute sul lavoro; Diritti e Doveri dei lavoratori somministrati).

Voglio cominciare a condividere, su questo blog, i contenuti base dei due moduli, cominciando con una prima parte dedicata alla Sicurezza e salute sul lavoro, che sarà a sua volta suddivisa in tre differenti post.

Il decreto legislativo n 626 del 19 settembre 1994 (attuale 81/08) –attuazione direttive CEE riguardanti il miglioramento della sicurezza e salute sul lavoro – ha introdotto nella legislazione italiana un nuovo sistema di organizzazione e gestione delle attività di prevenzione e protezione dai rischi sul posto di lavoro.

Il decreto ha introdotto alcuni importanti punti:

1 – sistema di sicurezza aziendale dove sia il datore di lavoro con i suoi collaboratori (Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza; Responsabile del Servizio Protezione e Prevenzione; Medico Competente), sia i lavoratori sono chiamati a svolgere compiti e missioni finalizzati al raggiungimento dell’obiettivo comune della sicurezza e salute sul lavoro mediante misure di prevenzione e bonifica dei rischi e mediante l’informazione, la consultazione, la formazione dei lavoratori in materia di prevenzione infortuni e igiene del lavoro con riguardo ai rischi rilevati sul posto di lavoro

2 – valutazione dei rischi che è un processo dinamico di identificazione dei pericoli e di stima dei rischi di danni alla salute e alla sicurezza dei lavoratori nell’espletamento della loro attività e deve essere finalizzato a individuare le misure generali di tutela da adottare. La Valutazione dei rischi va aggiornata e verificata almeno una volta all’anno (attraverso la riunione periodica che si tiene tra datore di lavoro e i suoi collaboratori) e si basa sull’esame di tutti gli aspetti di interesse tra cui:

– Luoghi di lavoro

– Utilizzo di macchine e utensili – uso e/o presenza di elettricità

– Uso e/o presenza di sostanze e/o prodotti chimici ed esposizione ad agenti chimici

– Esposizione ad agenti fisici (radiazioni, rumore, temperature)

– Esposizione ad agenti biologici (batteri, virus, funghi ecc.)

– Fattori ambientali

– Lavoro ai videoterminali

– Pericolo di incendio e/o esplosione

– Macchine in movimento, apparecchi mobili e di sollevamento

– Movimentazione manuale dei carichi

– Misure di protezione collettiva

– Dispositivi di Protezione Individuale

– Pronto Soccorso

– Procedure Operative

La Valutazione dei Rischi si conclude con la redazione di un documento conforme alle norme vigenti in materia di sicurezza e salute sul lavoro: non è un atto formale, ma il cuore stesso del processo.

L’obiettivo di fondo è l’eliminazione dei rischi, i rischi non eliminabili devono essere controllati e ridotti al più basso livello tecnicamente possibile.

3 – elezione, da parte dei lavoratori, dei propri rappresentanti, garanti per conto degli stessi lavoratori che la prevenzione venga svolta in modo corretto.

Misure generali per la sicurezza e salute sul lavoro

Il decreto ha individuato una serie di misure generali per la sicurezza e salute sul lavoro:

1 – valutazione dei rischi per la sicurezza e salute sul lavoro; eliminazione dei rischi (e ove ciò non è possibile, loro riduzione al minimo)

2 – riduzione dei rischi alla fonte

3 – programmazione della prevenzione in azienda

4 – sostituzione di ciò che è pericoloso con ciò che non lo è, o lo è meno

5 – corretta concezione dei posti di lavoro, della scelta delle attrezzature, e dei metodi di lavoro e produzione, anche per attenuare il lavoro monotono e ripetitivo

6 – priorità delle misure di protezione collettiva rispetto alle misure di protezione individuale

7 – limitazione al minimo del numero dei lavoratori che sono o che possono essere esposti al rischio

8 – utilizzo limitato degli agenti chimici, fisici e biologici sui luoghi di lavoro

9 – controllo sanitario dei lavoratori in funzione dei rischi specifici

10 – allontanamento del lavoratore dall’esposizione al rischio, per motivi sanitari inerenti la sua persona

11 – misure igieniche

12 – misure di protezione collettiva e individuale

13 – misure di emergenza da attuare in caso di pronto soccorso, di lotta antincendio, di evacuazione di lavoratori e di pericolo grave e immediato

14 – uso di segnali di avvertimento e di sicurezza e salute sul lavoro

15 – regolare manutenzione di ambienti, attrezzature, macchine ed impianti con particolare riguardo ai dispositivi di sicurezza e salute sul lavoro in conformità alle indicazione dei fabbricanti

16 – informazione, formazione, consultazione e partecipazione dei lavoratori, ovvero dei loro rappresentanti, sulle questioni riguardanti la sicurezza e salute sul lavoro

17 – istruzioni adeguate ai lavoratori riguardo la sicurezza e salute sul lavoro

Le misure relative alla sicurezza e salute sul lavoro non devono in nessun caso comportare oneri finanziari per i lavoratori.

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Formazione Formatori: il Role Playing

By Andrea Carfi | Founder & President Posted on 06/12/2014

 

andrea carfiImpossibile, per quanto mi riguarda, pensare a un intervento formativo che non abbia la necessaria e funzionale alternanza teoria/pratica: per il sottoscritto la formazione senza una parte pratica non è formazione, è semplice informazione.

Il Role Playing è una delle tecniche più efficaci attraverso cui si permette ai discenti di interpretare dei ruoli lavorativi oggetto dell’intervento formativo che si sta erogando oppure dei ruoli non legati a una competenza tecnico-professionale in particolare, ma che è necessario interpretare per mettere in pratica competenze trasversali (soft skills: ad esempio comunicazione, gestione dello stress, problem solving, teamwork, capacità di lavorare in autonomia, mediazione, negoziazione, gestione del tempo, leadership, flessibilità ecc.) importanti per quel profilo professionale e precedentemente trasmesse ai discenti attraverso tecniche di lezione frontale teorica.
I Role Playing (e le esercitazioni pratiche in genere) sono strumenti che un formatore quindi deve usare in aula.

Il Role Playing, detto anche simulazione, è una tecnica di allenamento formativo utilizzata per lo sviluppo delle abilità che sostengono l’interpretazione efficace di un ruolo professionale: to play in inglese significa sia giocare sia rappresentare in senso teatrale, tanto che alcuni partecipanti hanno ribattezzato “scenette” questi importanti momenti didattici il cui obiettivo è quello di ricreare in “palestra” una situazione professionale di comunicazione o di gestione in modo “verosimile”, ossia quanto più possibile vicino alla realtà.

 

Il valore di questa tecnica di allenamento consiste nell’assicurare la necessaria preparazione atletica e psicologica fondata su due presupposti essenziali per lo sviluppo della professionalità:

 

1 – l’aumento della consapevolezza di sé, del proprio modo di essere e di reagire

 

2 – sfruttare l’opportunità data dai feedback provenienti dal formatore e dai colleghi in aula sulla performance in diretta del collega. Il feedback è la valutazione strutturata della performance che il formatore comunica al partecipante alla conclusione dell’interpretazione del ruolo professionale

 

Tre fattori sono importanti per il role playing quindi:

 

 

      –     il role playing deve essere funzionale agli obiettivi dell’intervento formativo

 

–          il feedback dato al partecipante deve essere pensato e comunicato come momento fondamentale della didattica e finalizzato al miglioramento/rafforzamento delle capacità e competenze dell’individuo

 

–          la motivazione del partecipante è importante per sistematizzare l’esperienza vissuta in una prospettiva di miglioramento delle sue performance professionali

 

L’impostazione del Role Playing in Formazione

Per impostare un buon role playing è necessario seguire alcuni punti:

 

 Briefing:

–          prima di cominciare è necessario far capire cosa si sta facendo e perché ai partecipanti e qual è il valore didattico: il formatore deve avere il consenso necessario dell’aula affinchè il role playing si svolga con motivazione e impegno e quindi potersi allenare al ruolo professionale

 

–          inserire i partecipanti in situazioni lavorative da riprodurre, l’indicazione che va data è di calarsi nella parte esattamente come se si fosse nel luogo di lavoro

Svolgimento:

–          la durata di un role playing varia a seconda della situazione da interpretare: se per un colloquio di selezione possono bastare 10/15 minuti, per una simulazione di docenza il tempo necessario indubbiamente dovrà aumentare.

 

–          Il formatore darà il via; nel momento in cui il role playing dovesse continuare oltre il tempo necessario, il formatore darà lo stop.

Debriefing:

–          Concluso il role playing ci sarà l’altrettanto importante momento del feedback; è necessario il riscontro immediatamente dopo la performance. Il feedback si concentrerà soprattutto su aspetti comunicativi, di gestione, metodologici

 

–          Il feedback si dividerà in tre fondamentali fasi:

1 – autovalutazione del partecipante rispetto al role playing appena svolto (il docente formatore stimolerà il discente protagonista della “scenetta” appena interpretata attraverso domande come: “come è andata?”, “come ti sei sentito in questo ruolo?”, “c’è qualcosa che hai osservato e che vuoi condividere con noi?”)

2 – valutazione e osservazioni dei colleghi presenti in aula (che il docente formatore dovrà stimolare attraverso domande come: “che ne pensate?”, “qualcuno vuole dire qualcosa rispetto all’esercitazione appena svolta?”, “c’è qualcosa che avete osservato e che volete condividere attraverso una riflessione?”)

3 – il formatore darà quindi il suo feedback sottolineando prima di tutto i punti forti della performance del discente con frasi come: “molto bravo in questo”, “mantieni quest’altro”, “mi è piaciuto molto quest’altro ancora”, dopodichè il docente farà riflettere il discente sui punti da migliorare (senza mai quindi usare una terminologia che faccia riferimento a “punti deboli” o a “ciò che è andato male” ma anzi usando frasi del tipo: “lavora su questo punto”, “puoi migliorare su quest’altro”, “fai attenzione a quello”). Il formatore dovrà ovviamente spiegare molto bene al discente (e a tutto il resto dell’aula) perchè sta sottolineando i vari punti (sia quelli forti, sia quelli da migliorare) e argomentare con ulteriori spiegazioni e ripetizioni.

 

Video “Formazione Formatori”

Altri post del blog di “Andrea Carfi Consultancy – Training and Media” sulla Formazione Formatori:

– Formazione Formatori per Assistenti Sociali (Part 1)

– Formazione Formatori per Assistenti Sociali (Part 2)

– Il “Domandologo”

– Il “Logorroico” 

– L’ “Esperto Saccente

– Sperimentazione in Formazione

 

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Il Colloquio di Valutazione: le 4 fasi

By Andrea Carfi | Founder & President Posted on 04/12/2014

corporate-recruiting

Lo schema seguente, legato alla valutazione delle prestazioni e al relativo colloquio (come quelli legati al colloquio individuale) è sempre stato particolarmente apprezzato dai discenti; penso sia cosa interessante e utile per molti riproporlo sul blog.

La valutazione delle prestazioni dei dipendenti può essere definita come la comparazione  tra la prestazione attesa e quella fornita dal collaboratore. Il processo di valutazione che ha come oggetto di osservazione la prestazione lavorativa del collaboratore mira a:

  • esaminare tale prestazione ed infine comunicarla al collaboratore
  • migliorare le prestazioni del collaboratore correggendo i comportamenti non in sintonia con gli obiettivi aziendali o dando riconoscimenti alle prestazioni positive ed in linea con tali obiettivi.
  • favorire lo sviluppo delle risorse umane sia in termini di crescita professionale del collaboratore che di perseguimento degli obiettivi e piani aziendali
  • disporre di informazioni per la gestione delle risorse
  • accrescere la motivazione del collaboratore rendendolo partecipe del  processo di valutazione e fornendogli un feed back sulla performance realizzata

E’ bene ricordare che la valutazione:

 

  • non è un giudizio sulla persona ma sulla prestazione in termini di efficienza ed efficacia e deve essere pertanto sempre obiettiva ed oggettiva  e centrata sui fatti.
  • ha una valenza informativa tra Gruppo ed individuo e tende a creare un rapporto tra valutatore e collaboratore.
  • può essere “formale” o informale
  • ha scadenze fisse e deve essere comunicata al collaboratore durante il colloquio
  • non è solo un bilancio a consuntivo

La fase finale della valutazione delle prestazioni è quella del feedback al collaboratore in cui il capo espone al collaboratore i risultati conseguiti durante il periodo lavorativo in questione e ne discute con lui.
Il colloquio di valutazione è un momento fondamentale nella relazione fra capo e collaboratore ed è decisivo ai fini della valutazione. E’ la parte più visibile di tutto il processo di valutazione ma è anche quella dove entra più in gioco la variabile emotività e nella quale è possibile verificare le skill comunicative.

Il Colloquio di Valutazione: Fase 1 – Preparazione

Che a sua volta si divide in 4 fasi:

 

A – definizione degli obiettivi

Il primo passo è porsi degli obiettivi, preparandosi adeguatamente.

Agendo diversamente si rischierebbero demotivazione del valutato deteriorando i rapporti di lavoro e facendo perdere credibilità all’intero processo

 

B – tracciare il profilo dell’interlocutore

Tenere conto delle aspettative del valutato circa l’andamento del colloquio e circa le opinioni del valutato sulla sua prestazione, e riuscire a prevederle, tracciando un identikit del valutato

 

C – decidere l’approccio o la strategia di comunicazione

Conoscere il valutato (i suoi interessi, la sua cultura, i suoi bisogni) è fondamentale al fine di tarare la strategia di comunicazione a sua misura.

In questo modo si troveranno le giuste argomentazioni, motivazioni coerenti con le sue attese, e si capirà su quali tasti far leva – stile, tono, parole da utilizzare – per essere chiari ed efficaci nei suoi confronti

Bisognerà dimostrare di conoscere a fondo la mansione da lui svolta poiché non si può valutare una performance se non si ha una conoscenza aggiornata di ciò che il valutato sta facendo, il suo lavoro di ogni giorno, altrimenti si potrebbe sentire non preso in considerazione e demotivato

 

D – pianificare la successione degli argomenti

Ci si crea una scaletta scritta, o una mappa mentale, degli argomenti da trattare nel corso del colloquio

 

Il Colloquio di Valutazione: Fase 2 – Apertura

Si mette a proprio agio l’interlocutore, si espongono le finalità del colloquio e gli argomenti di cui si tratterà.

 

Terremo un atteggiamento informale e collaborativo, ascolteremo attivamente, saremo corretti e chiari nel dare il feedback e mostrare lo stesso interesse ad uno sbocco positivo del colloquio.

Instaureremo un clima disteso e positivo, e un atteggiamento empatico

Il valutato in questo modo sarà più rilassato, si interesserà di più, sarà maggiormente concentrato e si risparmierà anche del tempo, in questo modo saremo ascoltati ed accettati dall’interlocutore

Il Colloquio di Valutazione: Fase 3  – Svolgimento

 Si analizzano i risultati conseguiti e si confrontano con quelli attesi insieme al valutato.

L’analisi non dovrà essere condotta unilateralmente dal valutatore ma si farà partecipare il valutato con domande e sollecitando attenzione e interesse, in alcuni casi si può chiedere a lui per primo di autovalutarsi per farlo partecipare e per farlo riflettere in prima persona sulla sua performance

Durante questa fase si andranno a toccare le singole aree oggetto di valutazione per definire le esigenze, le attese e i problemi, le questioni delicate da affrontare

Poi si passerà alla presentazione di possibili soluzioni da parte del valutatore che farà sentire il valutato più sicuro e circoscriverà la possibilità di obiezioni

Ascoltate attivamente facendo domande, chiedendo chiarimenti. Subito dopo l’autovalutazione fatta del valutato dite ciò su cui siete d’accordo e non, introducete i prossimi argomenti ma non prima di esservi accertati di aver toccato i punti prioritari e/o aspetti particolari di cui il valutato ha premura di discutere che si trattano per primi fino ad avere trovato una soluzione

L’ordine logico da seguire è il seguente (salvo casi particolari in cui esiste un aspetto predominante): performance attesa, performance effettiva, ripercussione di eventuali divergenze sulle possibililità di sviluppo, prospettive di carriera, interventi formativi, obiettivi futuri

Da seguire la logica passato presente futuro e all’interno di ogni fase seguire un ordine di priorità

Il Colloquio di Valutazione: Fase 4 – Chiusura

Nella fase conclusiva è necessario:

– riassumere brevemente i principali argomenti trattati

– stimolare impressioni del valutato sull’andamento del colloquio

– invitarlo se necessario a sollevare eventuali obiezioni

– non congedarsi frettolosamente

– mostrarsi disponibili per eventuali chiarimenti

Il Colloquio di Valutazione: Suggerimenti pratici e Gestione di casi critici
  1. Prima di iniziare il colloquio
  • fissare una data scegliendo un momento in cui entrambi gli attori siano più liberi
  • avvisare il valutato con sufficiente anticipo
  • non disdire l’appuntamento
  • rivedere gli obiettivi assegnati
  • assicurarsi di avere informazioni aggiornate
  • individuare e prenotare il luogo adatto
  • cominciare all’ora prestabilita

2.  Nella fase di apertura

  • trasmettere un’immagine rassicurante
  • non volere a tutti i costi prendere la parola per primi
  • far sentire a proprio agio l’interlocutore
  • porsi su un piano di parità
  • non usare un tono monocorde ma modularlo a seconda degli argomenti

3.  Nella fase di svolgimento

  • Coinvolgere il valutato in maniera attiva ponendo domande:

– non riservate

– motivate

– sintetiche

– chiare

– pertinenti

– non a raffica

– positive

  • non avere timore di provocare domande e obiezioni
  • tenere sempre a mente le aspettative del valutato
  • mostrate che si ascolta (mantenendo una posizione eretta, ripetendo la frase appena ascoltata, guardando negli occhi, non prendendo appunti mentre il valutato parla)

4.  Nella fase di chiusura

  • non avere fretta di concludere
  • riepilogare i punti su cui si è d’accordo
  • se ci sono punti discordanti meglio affrontarli subito

GESTIONE DEI CASI CRITICI

  1. Come fare se il valutato parla poco o troppo

Cercate di capire perché si comporta così, può essere una persona timida, emotiva, nervosa

  • Nel caso di chi parla poco cominciate il colloquio con argomenti tranquilli per farlo aprire e poi passate alle questioni più impegnative
  • Se è emozionato cercate di capire cos’è che lo preoccupa
  • Se di fronte ad un argomento all’improvviso tace vuol dire che avete toccato un argomento delicato per lui, quindi affrontate quell’argomento con un linguaggio più cauto
  • Nel caso di chi parla troppo fate domande chiuse, oppure cercate di riportare l’argomento sul giusto binario

2.  Come fare con chi è preoccupato perché non viene promosso

  • Nel caso in cui il valutato meriti la promozione ma che non vi siano posizioni scoperte:

– siate sinceri e mostratevi dispiaciuti e comprensivi

– fategli capire che non c’è che da attendere e che i risultati verranno premiati per non demotivarlo e per non fargli pensare che non si sono prese in considerazione le sue capacità

  • Nel caso in cui il valutato non sia pronto per una promozione:

– cercate di fargli capire che una valutazione positiva ed una buona performance non generano automaticamente una promozione, ma che per ottenerla è necessario avere sviluppato delle competenze adatte ad un ruolo superiore

3.  Come comportarsi con chi non è d’accordo con una valutazione negativa ed insiste nel fare confronti con i colleghi

  • Si può evitare questa situazione concordando preventivamente gli obiettivi ed i risultati da raggiungere con il valutato
  • Nel caso in cui non ci sia stata chiarezza dall’inizio si può chiedere al valutato di giustificare e motivare il punteggio che pensa di meritare invece di giustificare voi quello attribuitogli
  • Di fronte a chi insiste a fare confronti con i colleghi rispondete che nella fattispecie si tratta di valutare la sua performance e non quella dei suoi colleghi e che quindi non intendete discuterne con lui ma senza indisporlo né demotivarlo

4.  Come criticare senza farla sembrare una lavata di capo

  • Perché la critica sia costruttiva deve:

– essere comunicata in privato

– essere fatta tempestivamente

– essere specifica

– proporre delle soluzioni su cosa fare

– non usare un linguaggio burocratico e autoritario

– spiegare che riguarda il comportamento del valutato e non la persona

 

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