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Formazione Formatori per Assistenti Sociali (Part 3)

By Andrea Carfi | Founder & President Posted on 08/03/2016

assistente-sociale-formatore-roma

Avevo già scritto in un paio di occasioni, sul blog, a proposito della Formazione Formatori per Assistenti Sociali, approfondendone la nascita, le caratteristiche, la progettazione, l’erogazione e il project design con le simulazioni di docenza: è stato ovviamente un grande piacere per me avere l’opportunità di contribuire, con la scrittura di una delle due prefazioni presenti all’interno, al libro, appena uscito, del Dott. Furio Panizzi “L’Ottavo Passo: Guida pratica per assistenti sociali aspiranti formatori“.

 

Potete trovare la prefazione che ho scritto per il libro del Dott. Panizzi sulla Formazione Formatori per Assistenti Sociali di seguito:

“Una decina di anni fa: penso al mio primo corso di formazione e mi tornano in mente tutte le emozioni, le paure, l’eccitazione, l’adrenalina, il tempo speso a progettarlo e a preparare le lezioni (spesso parlando anche al muro, visto che all’epoca non trovai nessuna vittima pronta ad ascoltarmi). Fu… Non riesco a trovare le parole, tanto intense sono le sensazioni che ancora provo ripensandoci. Quando entrai in aula per la prima volta ero teso, emozionatissimo, ma sapevo perfettamente, profondamente che quello era il mio posto e che ci sarei rimasto per tutta la vita, in un modo o nell’altro.

Una decina di anni dopo: molte cose sono cambiate, io stesso sono cambiato come è naturale e giusto che sia, ma la passione, la voglia di stare proprio lì, a dare tutto me stesso per trasferire determinate competenze ai miei discenti nel migliore dei modi è persino aumentata, se possibile. Certamente è aumentata la consapevolezza che la Formazione può e deve diventare un’esperienza di vita estremamente importante per i discenti esattamente come lo è stata per me, quando, dopo la laurea in Sociologia, mi specializzai in Formazione e HR Management: fu proprio durante quel master di specializzazione che capii realmente quello che avrei voluto fare nella vita, perché riuscì a spingermi a guardarmi dentro e a osservare una parte importante di me stesso che avevo lasciato da parte perché non sapevo come sfruttare e che invece avrei dovuto sviluppare.

La Formazione deve essere cambiamento, deve essere un momento memorabile nella vita (professionale e non) di una persona, deve spingere ad agire, deve smuovere qualcosa di importante dentro i partecipanti, deve arricchire, deve motivare, deve stimolare, deve appassionare, deve emozionare e perché possa essere tutto questo (e molto altro), i primi ad appassionarsi e a emozionarsi dovrete essere proprio voi ed è esattamente questo che, più di ogni altra cosa, vi auguro: non perdete mai la passione per il vostro lavoro e non smettete mai di emozionarvi mentre siete in aula. Per concludere vi consiglio di fare un test con voi stessi, ogni volta, prima di entrare in aula, chiedendovi sempre: sono abbastanza emozionata/o? Se la risposta è, in qualche modo, positiva, potete fare un sospiro di sollievo, perché, statene certi, è attraverso quell’emozione positiva che riuscirete a dare il massimo di voi stessi ai vostri discenti con tutto il vostro entusiasmo e passione, che è la cosa più importante che un Formatore deve mostrare di se stesso durante un intervento formativo. Sempre.“

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Sicurezza e salute sul lavoro: terminologia e definizioni

By Andrea Carfi | Founder & President Posted on 18/04/2015

sicurezza-saluteDopo aver affrontato il Sistema di sicurezza, la Valutazione del rischio e il Lavoro ai Videoterminali, l’ultimo dei tre post sulla sicurezza e salute sul lavoro è dedicato a una selezione di termini, definizioni e doveri legati a questa tematica:

infortunio – evento non voluto e ad accadimento repentino che si concretizza in una lesione di una persona che effettua un’attività lavorativa

malattia professionale – come l’infortunio, non causato da avvenimento repentino, ma da causa che determina l’effetto con gradualità e prolungandosi nel tempo

pericolo – proprietà o qualità intrinseca di un determinato fattore (es. materiali, attrezzature da lavoro, metodo e pratiche) che hanno il potenziale di causare danni

rischio – probabilità che sia raggiunto il limite potenziale di danno nelle condizioni di impiego ovvero di esposizione a un determinato fattore

danno – lesione fisica o alterazione dello stato di salute causata da un pericolo

valutazione del rischio– valutazione globale della probabilità e della gravità di possibili lesioni in una situazione pericolosa per scegliere le adeguate misure di sicurezza e salute sul lavoro

servizio di protezione e prevenzione dai rischi – insieme delle persone, sistemi e mezzi esterni o interni all’azienda finalizzati all’ attività di prevenzione e protezione dai rischi professionali nell’azienda

responsabile del servizio prevenzione e protezione dai rischi – chi è designato dal datore di lavoro poiché in possesso di attitudini e capacità adeguate

medico competente – medico in possesso di determinati requisiti che effettua la sorveglianza sanitaria

rappresentante della sicurezza dei lavoratori – persona eletta o designata per rappresentare i lavoratori per quanto concerne gli aspetti della sicurezza e salute sul lavoro

Doveri dei lavoratori per la sicurezza e salute sul lavoro

1 – osservare le disposizioni e le istruzioni impartite dal datore di lavoro, dai dirigenti, e dai preposti, ai fini della protezione collettiva e individuale

2 – utilizzare correttamente macchinari, apparecchiature, gli utensili, le sostanze e i preparati pericolosi, i mezzi di trasporto, i dispositivi di sicurezza e salute sul lavoro e protezione

3 – segnalare immediatamente al datore di lavoro o al dirigente o al preposto deficienza dei mezzi e dei dispositivi citati nel punto 2, nonché eventuali altre condizioni di pericolo di cui vengono a conoscenza, adoperandosi direttamente in caso di urgenza, nell’ambito delle loro competenze e possibilità, per eliminare o ridurre tali deficienze o pericoli, dandone notizia al rappresentante dei lavoratori per la sicurezza e salute sul lavoro.

4 – evitare di rimuovere, modificare senza autorizzazione i dispositivi di sicurezza e salute sul lavoro o di segnalazione o di controllo.

5 – evitare di compiere di propria iniziativa operazioni o manovre che non sono di loro competenza, ovvero che possono compromettere la sicurezza propria e di altri lavoratori

6 – sottoporsi ai controlli sanitari previsti nei loro confronti

7 – in generale contribuire all’adempimento di tutti gli obblighi imposti dall’autorità competente o comunque necessari per tutelare la sicurezza e salute sul lavoro.

8 – sottoporsi a programmi di formazione o di addestramento

9 – utilizzare le attrezzature di lavoro in modo conforme alla formazione e all’addestramento ricevuti

10 – segnalare immediatamente eventuali difetti delle attrezzature

11 – usare i dispositivi di protezione individuale, seguendo le medesime direttive riguardanti le attrezzature da lavoro

12 –abbandonare immediatamente la zona interessata e indossare mezzi protettivi e dispositivi di protezione in caso di esposizione ad agenti cancerogeni e biologici

13 – essere informati su rischi, misure e attività di protezione e prevenzione, normative di sicurezza e salute sul lavoro e disposizioni aziendali in materia, procedure per pronto soccorso, antincendio, evacuazione dei lavoratori, nominativo del medico competente, del responsabile del servizio di prevenzione e protezione e dei lavoratori incaricati di applicare le misure di pronto soccorso, antincendio, evacuazione dei lavoratori

14 – essere formati riguardo l’impiego dei dispositivi di protezione individuale, sulla movimentazione manuale di carichi, sull’uso di videoterminali, sull’impiego di sostanze e preparati pericolosi

Sicurezza e salute sul lavoro: luoghi

– vie di circolazione interne o all’aperto che conducono a uscite o uscite di emergenza e uscite di emergenza devono essere sgombre per essere utilizzate in ogni evenienza.

– regolare manutenzione tecnica di luoghi di lavoro, dispositivi e impianti, con eventuale eliminazione di difetti che minano sicurezza e salute sul lavoro.

– regolare pulitura di luoghi di lavoro, dispositivi e impianti per assicurare condizioni igieniche adeguate.

– porte dei locali devono (per numero, dimensioni, posizione) consentire una rapida uscita delle persone ed essere agevolmente apribili dall’interno durante il lavoro; le porte d’emergenza devono essere contrassegnate con segnaletica durevole conforme alla normativa sulla sicurezza e salute sul lavoro e devono poter essere aperte, in ogni momento, dall’interno senza aiuto speciale

– il calcolo delle dimensioni delle vie di circolazione dovrà basarsi sul numero potenziale degli utenti e sul tipo d’impresa e debbono essere sicure, non ingombrate da materiali che ostacolano la circolazione, senza buche o sporgenze pericolose

– in luoghi di lavoro chiusi ci devono essere adeguati impianti d’areazione sempre funzionanti e ogni sporcizia che potrebbe portare ad un inquinamento dell’aria respirata dovrà essere rapidamente eliminata

– la temperatura dei vari locali deve essere conforme alla destinazione specifica di questi locali. Finestre, pareti vetrate devono essere tali da evitare un soleggiamento eccessivo dei luoghi di lavoro

– i locali devono avere sufficiente illuminazione naturale o artificiale. I mezzi di illuminazione artificiale devono essere tenuti in buone condizioni di pulizia ed efficienza

– le pareti completamente vetrate devono essere segnalate e separate dai posti di lavoro e dalle vie di circolazione in modo che i lavoratori non si feriscano nel momento in cui le suddette pareti vadano in frantumi

– docce, lavabi e spogliatoi: assicurare separazione tra i sessi e igiene. Nelle aziende con (non più di) cinque lavoratori ci può essere un unico spogliatoio, accordandosi per turni.

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Sicurezza e salute sul lavoro ai videoterminali

By Andrea Carfi | Founder & President Posted on 16/04/2015

sicurezza-salute Dopo aver affrontato sistema di sicurezza e salute sul lavoro e valutazione dei rischi nel post precedente, voglio dedicare questa seconda parte alle misure di sicurezza e salute sul lavoro ai videoterminali.

Il datore di lavoro, all’atto della valutazione del rischio, analizza il livello di sicurezza e salute sul lavoro ai videoterminali con particolare riguardo:

– ai rischi per la vista e per gli occhi
– ai problemi legati alla postura e all’affaticamento fisico e/o mentale
– alle condizioni ergonomiche e di igiene ambientale

Il lavoratore, qualora svolga la sua attività per almeno quattro ore consecutive, ha diritto a un’interruzione della sua attività mediante pause di 15 minuti ogni centoventi minuti di applicazione continuativa al videoterminale.

Gli addetti al videoterminale per dei tempi significativi, possono incontrare alcuni disturbi come:

1 – Disturbi oculo visivi, mal di testa causati principalmente da:
– impegno visivo ravvicinato, prolungato e ininterrotto
– scarsa definizione dei caratteri sul video
– difetti di illuminazione, riflessi/abbagliamenti o contrasti eccessivi

2 – Disturbi muscolo scheletrici, indolenzimenti causati da:
– posizione di seduta scomoda o scorretta
– installazione o regolazione errata delle attrezzature
– posizioni statiche prolungate
– prolungati movimenti ripetitivi, con frequenza elevata

3 – Stress lavorativo causato da:
– ambiente di lavoro poco confortevole
– conflittualità nel rapporto con gli strumenti
– carichi di lavoro eccessivi, o lavori monotoni, ripetitivi
– scarsa motivazione o preparazione

Principali norme d’uso del videoterminale per la sicurezza e salute sul lavoro

– seduta, tastiera e video (il video deve essere fra 50 e 70 cm dagli occhi e più basso) devono essere sulla stessa linea frontale

– la seduta deve essere comoda, con angolo di ginocchia e gomiti vicini a 90°

– evitare i riflessi sul video, abbagli agli occhi o contrasti eccessivi di luce tra gli strumenti e lo sfondo della visuale

– evitare quanto più possibile la visione ravvicinata, prolungata e statica

– rilassare frequentemente la vista guardando in lontananza e variare ogni tanto il lavoro, evitando di rimanere sempre seduti

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Sistema di sicurezza e salute sul lavoro e valutazione dei rischi

By Andrea Carfi | Founder & President Posted on 14/04/2015

sicurezza-saluteDa molti anni ormai mi occupo anche delle docenze in ambito “Moduli obbligatori corsi Forma.Temp.” (Sicurezza e salute sul lavoro; Diritti e Doveri dei lavoratori somministrati).

Voglio cominciare a condividere, su questo blog, i contenuti base dei due moduli, cominciando con una prima parte dedicata alla Sicurezza e salute sul lavoro, che sarà a sua volta suddivisa in tre differenti post.

Il decreto legislativo n 626 del 19 settembre 1994 (attuale 81/08) –attuazione direttive CEE riguardanti il miglioramento della sicurezza e salute sul lavoro – ha introdotto nella legislazione italiana un nuovo sistema di organizzazione e gestione delle attività di prevenzione e protezione dai rischi sul posto di lavoro.

Il decreto ha introdotto alcuni importanti punti:

1 – sistema di sicurezza aziendale dove sia il datore di lavoro con i suoi collaboratori (Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza; Responsabile del Servizio Protezione e Prevenzione; Medico Competente), sia i lavoratori sono chiamati a svolgere compiti e missioni finalizzati al raggiungimento dell’obiettivo comune della sicurezza e salute sul lavoro mediante misure di prevenzione e bonifica dei rischi e mediante l’informazione, la consultazione, la formazione dei lavoratori in materia di prevenzione infortuni e igiene del lavoro con riguardo ai rischi rilevati sul posto di lavoro

2 – valutazione dei rischi che è un processo dinamico di identificazione dei pericoli e di stima dei rischi di danni alla salute e alla sicurezza dei lavoratori nell’espletamento della loro attività e deve essere finalizzato a individuare le misure generali di tutela da adottare. La Valutazione dei rischi va aggiornata e verificata almeno una volta all’anno (attraverso la riunione periodica che si tiene tra datore di lavoro e i suoi collaboratori) e si basa sull’esame di tutti gli aspetti di interesse tra cui:

– Luoghi di lavoro

– Utilizzo di macchine e utensili – uso e/o presenza di elettricità

– Uso e/o presenza di sostanze e/o prodotti chimici ed esposizione ad agenti chimici

– Esposizione ad agenti fisici (radiazioni, rumore, temperature)

– Esposizione ad agenti biologici (batteri, virus, funghi ecc.)

– Fattori ambientali

– Lavoro ai videoterminali

– Pericolo di incendio e/o esplosione

– Macchine in movimento, apparecchi mobili e di sollevamento

– Movimentazione manuale dei carichi

– Misure di protezione collettiva

– Dispositivi di Protezione Individuale

– Pronto Soccorso

– Procedure Operative

La Valutazione dei Rischi si conclude con la redazione di un documento conforme alle norme vigenti in materia di sicurezza e salute sul lavoro: non è un atto formale, ma il cuore stesso del processo.

L’obiettivo di fondo è l’eliminazione dei rischi, i rischi non eliminabili devono essere controllati e ridotti al più basso livello tecnicamente possibile.

3 – elezione, da parte dei lavoratori, dei propri rappresentanti, garanti per conto degli stessi lavoratori che la prevenzione venga svolta in modo corretto.

Misure generali per la sicurezza e salute sul lavoro

Il decreto ha individuato una serie di misure generali per la sicurezza e salute sul lavoro:

1 – valutazione dei rischi per la sicurezza e salute sul lavoro; eliminazione dei rischi (e ove ciò non è possibile, loro riduzione al minimo)

2 – riduzione dei rischi alla fonte

3 – programmazione della prevenzione in azienda

4 – sostituzione di ciò che è pericoloso con ciò che non lo è, o lo è meno

5 – corretta concezione dei posti di lavoro, della scelta delle attrezzature, e dei metodi di lavoro e produzione, anche per attenuare il lavoro monotono e ripetitivo

6 – priorità delle misure di protezione collettiva rispetto alle misure di protezione individuale

7 – limitazione al minimo del numero dei lavoratori che sono o che possono essere esposti al rischio

8 – utilizzo limitato degli agenti chimici, fisici e biologici sui luoghi di lavoro

9 – controllo sanitario dei lavoratori in funzione dei rischi specifici

10 – allontanamento del lavoratore dall’esposizione al rischio, per motivi sanitari inerenti la sua persona

11 – misure igieniche

12 – misure di protezione collettiva e individuale

13 – misure di emergenza da attuare in caso di pronto soccorso, di lotta antincendio, di evacuazione di lavoratori e di pericolo grave e immediato

14 – uso di segnali di avvertimento e di sicurezza e salute sul lavoro

15 – regolare manutenzione di ambienti, attrezzature, macchine ed impianti con particolare riguardo ai dispositivi di sicurezza e salute sul lavoro in conformità alle indicazione dei fabbricanti

16 – informazione, formazione, consultazione e partecipazione dei lavoratori, ovvero dei loro rappresentanti, sulle questioni riguardanti la sicurezza e salute sul lavoro

17 – istruzioni adeguate ai lavoratori riguardo la sicurezza e salute sul lavoro

Le misure relative alla sicurezza e salute sul lavoro non devono in nessun caso comportare oneri finanziari per i lavoratori.

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Cool Hunting: le Subculture Giovanili anni ’70, ’80, ’90

By Andrea Carfi | Founder & President Posted on 08/02/2015

european_institute_for_career_business_developmentDopo aver introdotto il Cool Hunting e aver trattato alcune delle principali subculture giovanili degli anni ’40, ’50 e ’60, il post di oggi, invece, è dedicato ad alcune delle principali subculture giovanili degli anni ’70, ’80 e ’90 (allo stesso modo di Codeluppi, 2002):

 

 

 

Cool Hunting & Punk, Hip Hop, Paninari

  • Cool Hunting e Punk: In assoluto una delle subculture giovanili più espressive ed estreme. Il termine “punk” sta per putrido, marcio e senza valore, i Punk si vestivano in modo trasandato, eccentrico, con vestiti scuciti e strappati, con colori dissonanti, abiti di pelle nera sadomaso e avevano capelli colorati tenuti su con la lacca o con la classica striscia in mezzo alla testa come i mohican: esprimevano autoemarginazione e sarcasmo verso la società e la cultura dominante in modo anarchico e nichilista (sarcasmo, in particolare, nei confronti della crisi economica strombazzata dai media britannici dell’epoca e spesso anche nei confronti dell’inglese medio, vestendo, per esempio, cravatte sdrucite portate larghe e slacciate). La violenza e la rabbia che provavano verso la società del tempo la esprimevano sia attraverso la musica (distorta, veloce, sincopata, urlata, con tonalità acute e a volumi costantemente alti) e i testi delle canzoni, sia contro se stessi, procurandosi tagli e ferite (per esempio attraverso le famose spille da balia con cui si trafiggevano il corpo) e indossando catene, guinzagli e collari per manifestare l’impossibilità di cambiare le cose e la mancanza di libertà e di prospettive che osservavano nella società inglese del tempo. E’ risaputo che uno dei gruppi punk di riferimento, i Sex Pistols, si siano formati nel 1975 a Londra, nel negozio di abbigliamento “Sex” (da qui il nome del gruppo) di Malcolm McLaren e della stilista Vivienne Westwood: ennesima prova di quanto moda, subculture giovanili e musica siano legati. L’altro gruppo punk che vorrei citare sono i Clash, perché hanno rappresentato, secondo me, il superamento, a livello ideologico e musicale, del punk: non solo rabbia, anarchia e nichilismo (auto)distruttivo ma bensì una rivolta costruttiva, mentre a livello musicale vanno oltre (molto oltre) le coordinate punk, contaminandosi con tanti, ma tanti altri generi e influenze (“London Calling” e “Sandinista!” stanno lì a dimostrarlo in modo splendido).
  • Cool Hunting e Hip Hop: dopo il Punk arriva l’Hip Hop e le differenze tra le due subculture giovanili sono evidenti. Nato tra le comunità afroamericane, nei ghetti delle metropoli, l’Hip Hop porta nell’abbigliamento vestiti molto larghi, cappellini con visiera, scarpe da ginnastica, mentre la musica è, ovviamente il rap. A livello sociale ha rappresentato sicuramente una forma di protesta molto forte, pacifista, politicizzata e creativa (graffiti, break dance).
  • Cool Hunting e Paninari: Subcultura giovanile italiana molto anni ’80 (beh, molto certi anni ’80, sigh). Nata a Milano, a livello di abbigliamento si caratterizzano da borse Naj Oleari, scarpe Timberland, piumini Moncler: più in generale rifiutano vestiti eleganti e abbracciano uno stile maggiormente rozzo e mascolino. Sono durati poco, anche grazie a un rapporto con i media particolarmente forte che ha accelerato quindi il processo di annullamento del trend originario attraverso la mediatizzazione. La subcultura giovanile dei paninari si diffonderà, comunque, anche all’estero in alcune importanti metropoli europee.

Cool Hunting & Grunge, Britpop

  • Cool Hunting e Grunge: Violenta e rabbiosa reazione a ciò che certi anni ’80 avevano rappresentato a livello sociale, culturale, politico e musicale, ovvero gli yuppie, il consumismo, la musichetta di plastica, il lusso, le politiche di Reagan, della Thatcher e di Bush, l’ossessione per la categoria sociale del “winner”, il “vincente” a tutti i costi a discapito del “loser”, il “perdente”, il “beautiful loser” che svilupperà una propria etica ed estetica proprio a partire da Kurt Cobain dei Nirvana e continuando poi con Beck (celebre la sua Hit “Loser”) e Thom Yorke dei Radiohead, il grunge (che sta per sporco, maleodorante) è nato alla fine degli anni ’80 a Seattle ed esplose a livello sociale, culturale e mediatico con un urlo disperato, devastante: “Smells Like Teen Spirit” dei Nirvana e il loro album del ’91 che la contiene, “Nevermind”, porta, letteralmente, gli anni ’80 nei ’90, facendo diventare l’alternative rock e l’underground fenomeno di massa e spodestando “Dangerous” di Micheal Jackson dalla prima posizione nelle classifiche americane dei dischi più venduti (evento simbolico assai eloquente a proposito del cambiamento culturale in atto). Jeans strappati, camicie di flanella, capelli lunghi, maglioni sformati, converse all-star, gonne lunghe, scarponi pesanti, zatteroni: l’abbigliamento grunge in generale mirava alla comodità e alla semplicità (Kurt Cobain a volte usciva col pigiama addosso). Musicalmente è un incrocio tra punk, metal, psichedelia e pop rock, anzi è stato proprio il grunge a far crollare, definitivamente, le barriere tra due generi fino a quel momento opposti (musicalmente e ideologicamente) come il metal e il punk (processo iniziato comunque con i Metallica dei primi album degli ’80); è un’ondata da cui emergeranno band molto diverse tra loro: i già citati Nirvana, Pearl Jam, Soundgarden, Alice In Chains, Afghan Whigs, Smashing Pumpkins, Screaming Trees, Hole, Mudhoney ecc. La subcultura giovanile originaria del grunge avrà davvero vita breve a causa di un processo di mediatizzazione che l’assorbirà del tutto fino ad annullarla nel giro di pochissimi anni.
  • Cool Hunting e Britpop: ovvero, ad oggi, l’ultimo grande movimento musicale in grado di generare subculture giovanili e tendenze intorno a se. Mentre il Grunge era stata una reazione a certi anni ’80, il Britpop (nato in UK nei primi anni ’90) è una reazione all’affermazione su scala planetaria dello stesso Grunge e del già citato Hip Hop: era infatti dalla fine degli anni ’80 che i laboratori musicali UK non riuscivano a imporsi fuori dai confini (l’ondata di gruppi provenienti da Madchester e lo Shoegaze in primis, che all’estero avevano raccolto solamente stenti e fallimenti), quando invece il Grunge americano, nei primi anni ’90 dilagava tra i giovani inglesi. Sono i Blur a far definitivamente esplodere, a livello “socioculturalmusicale”, il fenomeno con l’album “Parklife” (’94), caleidoscopio da cui si alzerà un’ ondata di proposte musicali, come per il Grunge, molto diverse tra loro: Oasis, Radiohead, Pulp, Kula Shaker, Suede, Verve, Elastica, Supergrass, Placebo ecc. Musicalmente, il movimento, riprenderà la tradizione inglese “modernista” mischiandola ad alternative rock, punk, new wave, psichedelia, ska, glam, shoegaze. Fred Perry, magliette Adidas, Doc Martens, la riscoperta di simboli come la Vespa o il Parka, completi tonic a tre bottoni e mocassini lucidissimi: una vera e propria controrivoluzione e ribellione, con classe, all’insegna di una fiera “inglesità”. Saranno sempre i Blur a dare origine al processo di erosione che porterà all’annullamento del fenomeno: musicalmente già estremamente eclettici, versatili, elaborati e con una forte attitudine alla sperimentazione, i Blur introdurranno, a partire dal loro album eponimo (“Blur” del ’97, anche se già nel precedente “The Great Escape” del ’95 c’erano state le prime avvisaglie) altre influenze musicali (noise, kraut-rock, lo-fi, space rock, hardcore, musica etnica, elettronica, aromi orientali) che di fatto, aprendo al movimento definitivamente la strada a possibilità infinite, paradossalmente metterà la parola “fine” ai presupposti che l’avevano originato (di lì a poco, infatti, anche i Radiohead con “Ok Computer” sempre del ’97 e i Pulp con “This Is Hardcore” del ’98 contribuiranno ulteriormente all’annullamento di questa subcultura giovanile).

 

Dedicherò altri post a cool hunting e subculture giovanili: cominciando dal fondamentale tema della coolness (concetto chiave per il cool hunting) e analizzandone origini e significato.

 

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Formazione Formatori: il Role Playing

By Andrea Carfi | Founder & President Posted on 06/12/2014

 

andrea carfiImpossibile, per quanto mi riguarda, pensare a un intervento formativo che non abbia la necessaria e funzionale alternanza teoria/pratica: per il sottoscritto la formazione senza una parte pratica non è formazione, è semplice informazione.

Il Role Playing è una delle tecniche più efficaci attraverso cui si permette ai discenti di interpretare dei ruoli lavorativi oggetto dell’intervento formativo che si sta erogando oppure dei ruoli non legati a una competenza tecnico-professionale in particolare, ma che è necessario interpretare per mettere in pratica competenze trasversali (soft skills: ad esempio comunicazione, gestione dello stress, problem solving, teamwork, capacità di lavorare in autonomia, mediazione, negoziazione, gestione del tempo, leadership, flessibilità ecc.) importanti per quel profilo professionale e precedentemente trasmesse ai discenti attraverso tecniche di lezione frontale teorica.
I Role Playing (e le esercitazioni pratiche in genere) sono strumenti che un formatore quindi deve usare in aula.

Il Role Playing, detto anche simulazione, è una tecnica di allenamento formativo utilizzata per lo sviluppo delle abilità che sostengono l’interpretazione efficace di un ruolo professionale: to play in inglese significa sia giocare sia rappresentare in senso teatrale, tanto che alcuni partecipanti hanno ribattezzato “scenette” questi importanti momenti didattici il cui obiettivo è quello di ricreare in “palestra” una situazione professionale di comunicazione o di gestione in modo “verosimile”, ossia quanto più possibile vicino alla realtà.

 

Il valore di questa tecnica di allenamento consiste nell’assicurare la necessaria preparazione atletica e psicologica fondata su due presupposti essenziali per lo sviluppo della professionalità:

 

1 – l’aumento della consapevolezza di sé, del proprio modo di essere e di reagire

 

2 – sfruttare l’opportunità data dai feedback provenienti dal formatore e dai colleghi in aula sulla performance in diretta del collega. Il feedback è la valutazione strutturata della performance che il formatore comunica al partecipante alla conclusione dell’interpretazione del ruolo professionale

 

Tre fattori sono importanti per il role playing quindi:

 

 

      –     il role playing deve essere funzionale agli obiettivi dell’intervento formativo

 

–          il feedback dato al partecipante deve essere pensato e comunicato come momento fondamentale della didattica e finalizzato al miglioramento/rafforzamento delle capacità e competenze dell’individuo

 

–          la motivazione del partecipante è importante per sistematizzare l’esperienza vissuta in una prospettiva di miglioramento delle sue performance professionali

 

L’impostazione del Role Playing in Formazione

Per impostare un buon role playing è necessario seguire alcuni punti:

 

 Briefing:

–          prima di cominciare è necessario far capire cosa si sta facendo e perché ai partecipanti e qual è il valore didattico: il formatore deve avere il consenso necessario dell’aula affinchè il role playing si svolga con motivazione e impegno e quindi potersi allenare al ruolo professionale

 

–          inserire i partecipanti in situazioni lavorative da riprodurre, l’indicazione che va data è di calarsi nella parte esattamente come se si fosse nel luogo di lavoro

Svolgimento:

–          la durata di un role playing varia a seconda della situazione da interpretare: se per un colloquio di selezione possono bastare 10/15 minuti, per una simulazione di docenza il tempo necessario indubbiamente dovrà aumentare.

 

–          Il formatore darà il via; nel momento in cui il role playing dovesse continuare oltre il tempo necessario, il formatore darà lo stop.

Debriefing:

–          Concluso il role playing ci sarà l’altrettanto importante momento del feedback; è necessario il riscontro immediatamente dopo la performance. Il feedback si concentrerà soprattutto su aspetti comunicativi, di gestione, metodologici

 

–          Il feedback si dividerà in tre fondamentali fasi:

1 – autovalutazione del partecipante rispetto al role playing appena svolto (il docente formatore stimolerà il discente protagonista della “scenetta” appena interpretata attraverso domande come: “come è andata?”, “come ti sei sentito in questo ruolo?”, “c’è qualcosa che hai osservato e che vuoi condividere con noi?”)

2 – valutazione e osservazioni dei colleghi presenti in aula (che il docente formatore dovrà stimolare attraverso domande come: “che ne pensate?”, “qualcuno vuole dire qualcosa rispetto all’esercitazione appena svolta?”, “c’è qualcosa che avete osservato e che volete condividere attraverso una riflessione?”)

3 – il formatore darà quindi il suo feedback sottolineando prima di tutto i punti forti della performance del discente con frasi come: “molto bravo in questo”, “mantieni quest’altro”, “mi è piaciuto molto quest’altro ancora”, dopodichè il docente farà riflettere il discente sui punti da migliorare (senza mai quindi usare una terminologia che faccia riferimento a “punti deboli” o a “ciò che è andato male” ma anzi usando frasi del tipo: “lavora su questo punto”, “puoi migliorare su quest’altro”, “fai attenzione a quello”). Il formatore dovrà ovviamente spiegare molto bene al discente (e a tutto il resto dell’aula) perchè sta sottolineando i vari punti (sia quelli forti, sia quelli da migliorare) e argomentare con ulteriori spiegazioni e ripetizioni.

 

Video “Formazione Formatori”

Altri post del blog di “Andrea Carfi Consultancy – Training and Media” sulla Formazione Formatori:

– Formazione Formatori per Assistenti Sociali (Part 1)

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– Il “Domandologo”

– Il “Logorroico” 

– L’ “Esperto Saccente

– Sperimentazione in Formazione

 

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Ufficio Stampa: il Decalogo

23/03/2015 By Andrea Carfi | Founder & President Leave a Comment

I punti che di seguito potrete leggere formano il decalogo di Christopher Meyer (ufficio stampa del premier … [Read More...] about Ufficio Stampa: il Decalogo

Sistema di sicurezza e salute sul lavoro e valutazione dei rischi

14/04/2015 By Andrea Carfi | Founder & President Leave a Comment

Da molti anni ormai mi occupo anche delle docenze in ambito "Moduli obbligatori corsi Forma.Temp." (Sicurezza … [Read More...] about Sistema di sicurezza e salute sul lavoro e valutazione dei rischi

Sicurezza e salute sul lavoro: terminologia e definizioni

18/04/2015 By Andrea Carfi | Founder & President Leave a Comment

Dopo aver affrontato il Sistema di sicurezza, la Valutazione del rischio e il Lavoro ai … [Read More...] about Sicurezza e salute sul lavoro: terminologia e definizioni

Sicurezza e salute sul lavoro ai videoterminali

16/04/2015 By Andrea Carfi | Founder & President Leave a Comment

 Dopo aver affrontato sistema di sicurezza e salute sul lavoro e valutazione dei rischi nel post precedente, … [Read More...] about Sicurezza e salute sul lavoro ai videoterminali

Selezione del personale: Fase 3 (part two) le dinamiche del colloquio di selezione Individuale

02/11/2014 By Andrea Carfi | Founder & President Leave a Comment

  Dopo aver visto, nel post precedente, le fasi del colloquio di selezione individuale, vorrei ora … [Read More...] about Selezione del personale: Fase 3 (part two) le dinamiche del colloquio di selezione Individuale

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  • Pandori, Centri Commerciali e Zombi
  • In che modo ricerca etnografica e web marketing sono collegati?
  • Qual’è il “motore” della Comunicazione Telefonica eccellente?
  • Formazione Formatori per Assistenti Sociali (Part 3)
  • Cool Hunter: un’introduzione

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